“Roma città libera” dalle mafie

Presentata in Campidoglio la XXIX Giornata della memoria e dell’impegno per le vittime, con don Ciotti, presidente di Libera, e il sindaco Gualtieri. Appuntamento, come sempre, il 21 marzo. Il corteo da piazza dell’Esquilino al Circo Massimo e i seminari in 14 luoghi della città

Il 21 marzo, primo giorno di primavera, si celebrerà a Roma la XXIX Giornata della memoria e dell’impegno per le vittime innocenti delle mafie. Un appuntamento promosso da Libera e Avviso Pubblico, una rete di enti locali che promuove la legalità. Rappresenta un’occasione per rinnovare la lotta contro l’indifferenza e l’illegalità, e per ricordare chi si oppone alle mafie e alla corruzione perché «la mafia oggi è più forte di 30 anni fa anche se spara di meno. Non gode solo di un sostegno attivo ma anche di quello passivo di chi non si schiera. È l’indifferenza che uccide», ha detto don Luigi Ciotti, presidente di Libera e fondatore del gruppo Abele, nel corso della conferenza stampa di presentazione dell’evento svoltasi questa mattina, 5 marzo, nella Sala delle Bandiere in Campidoglio.

Per l’edizione del 2024 è stato scelto lo slogan “Roma città libera” che evoca il capolavoro di Roberto Rossellini con Anna Magnani e Aldo Fabrizi, ispirato alla storia di Teresa Gullace, una donna calabrese, di Cittanova, uccisa dai soldati nazisti mentre tentava di parlare al marito arrestato dai tedeschi. A tal proposito don Ciotti ha proposto al sindaco di Roma Roberto Gualtieri di creare un gemellaggio con Cittanova, in provincia di Reggio Calabria, perché «Teresa è il simbolo della resistenza romana e perché bisogna continuare a liberare la Capitale, dove la mafia c’è. Ma oggi – ha continuato – si è passati dal crimine organizzato mafioso al crimine normalizzato. Non possiamo permetterci che la droga, le ecomafie, il gioco d’azzardo, che permettono alle mafie di gestire i loro affari, diventino la normalità. Roma non può rimanere prigioniera delle sue zone d’ombra fatte di affari sporchi, di complicità politica, di intrallazzi e di violenze».

Alla Giornata saranno presenti oltre 500 familiari delle vittime che arriveranno a Roma già dalla mattina di mercoledì 20 marzo. Provengono da Calabria, Sicilia, Puglia, Campania, Nord Italia, Europa, Africa e America Latina. Alle 15 si ritroveranno nella basilica di Santa Maria in Trastevere per l’assemblea nazionale alla quale seguirà, sempre in basilica, una veglia ecumenica. Giovedì 21 marzo, invece, alle 9 partirà un corteo da piazza dell’Esquilino, con in testa i familiari delle vittime che porteranno le gigantografie dei propri cari assassinati: magistrati, giornalisti, sacerdoti, appartenenti alle forze dell’ordine, cittadini, politici, imprenditori, uccisi per aver compiuto il proprio dovere. Dietro di loro oltre 500 sindaci e a seguire cittadini e studenti.

Il corteo percorrerà il centro della città fino al Circo Massimo, dove alle 11 verranno letti 1.081 nomi delle vittime delle mafie: «Un numero che non corrisponde alla realtà perché quello preciso non si è mai saputo», ha sottolineato don Ciotti – il cui intervento è previsto alle 11.45 -, specificando che l’80% dei familiari non conosce ancora la verità sulla morte dei propri cari. Nel pomeriggio del 21 poi si svolgeranno 14 seminari di approfondimento in altrettanti luoghi della città.

L’iniziativa gode dell’Alto patronato del presidente della Repubblica ed è stata riconosciuta ufficialmente dallo Stato con la legge n. 20 dell’8 marzo 2017. Don Ciotti ha ricordato che la Giornata è nata dal dolore della mamma di Antonino Montinaro, caposcorta di Giovanni Falcone, che non sentiva mai pronunciare il nome del figlio ucciso nella strage di Capaci del 23 maggio 1992. La Giornata della memoria e dell’impegno per le vittime innocenti delle mafie vuole invece «ricordare tutti con la stessa dignità e forza», ha affermato il presidente di Libera.

La criminalità organizzata «a Roma c’è – ha detto il sindaco Gualtieri -. La combattiamo, la contrastiamo, ma la mafia non si sconfigge solo con lo straordinario impegno delle forze dell’ordine e della magistratura, bisogna costruire una cultura del contrasto». Ed ecco che la “e” congiunzione tra “memoria e impegno” si trasforma in verbo dove la «memoria è impegno» a contrastare le mafie con azioni concrete, come per esempio l’istituzione del “Forum Cittadino” sulle politiche in materia dei beni confiscati alla criminalità organizzata. «A oggi sono 114 i beni assegnati a Roma Capitale», ha aggiunto il primo cittadino, ricordando che sono stati riconvertiti in una palestra della legalità a Ostia; in una casa per donne vittime di violenza a Grottaferrata – che è stata intitolata a Giulia Cecchettin -; in una casa di ospitalità per famiglie con bimbi malati ricoverati negli ospedali pediatrici della città. «Ma ognuno deve fare del suo meglio – ha concluso Gualtieri -. Se non si mobilitano le coscienze non sarà sufficiente quello che facciamo».

Gaetano Salvo, coordinatore di Libera Roma ha specificato che «il 21 marzo non è mai stata una data fine a se stessa, ma sempre la tappa di un impegno che si snoda nei 365 giorni dell’anno all’interno di scuole, università, associazioni, parrocchie e dovunque i cittadini vivano quella responsabilità per il bene comune che rappresenta il primo antidoto al male delle mafie e della corruzione». Riprendendo lo slogan “Roma città libera” ha aggiunto che quest’anno si vuole «ribadire che vogliamo Roma Libera dalle mafie e dalla corruzione, dall’indifferenza, dalla politica distante dal bene comune e dalla prossimità con i cittadini. Roma città libera dal lavoro nero e precario e capace invece di memoria».

Alla conferenza ha partecipato anche Alfredo Borrelli, figlio di Francesco Borrelli, carabiniere assassinato in piazza a Cutro il 13 gennaio 1982. Aveva 7 anni quando è rimasto orfano, oggi coordina i familiari delle vittime delle mafie di Roma. «Abbiamo creato un “noi” che nella vita di un familiare fa la differenza. Ricordo bene la quotidianità prima di conoscere Libera. Eravamo come tessere di un puzzle girate sul dorso. Ora siamo un “noi” che dà forza e che ci spinge a lottare per la verità e la giustizia».

5 marzo 2024