Roma Capitale, prosegue il piano per la chiusura dei campi rom

In fase avanzata La Barbuta e Monachina. La delegata del sindaco Monica Rossi: «Stiamo mettendo fine alla logica assistenzialista»

Roma Capitale prosegue il suo cammino verso il superamento graduale dei campi rom sul territorio, con l’obiettivo della chiusura. In fase avanzata gli interventi integrati per La Barbuta e Monachina; anche Castel Romano registra un’importante accelerata. Già garantito inoltre dal Campidoglio il superamento e la chiusura di Camping River, Schiavonetti e Foro Italico.

«Per anni l’approccio ai campi rom ha patito un taglio “esclusivo”, nel senso che venivano adottate politiche e interventi validi solo ed esclusivamente per i campi rom e che impedivano ogni azione inclusiva e volta a integrare», spiega Monica Rossi, delegata del sindaco per l’inclusione. Questo, prosegue, «ha determinato la creazione di autentici ghetti, vere e proprie zone franche del tutto immuni rispetto alle leggi valide nel resto della società. L’effetto è stato una costante privazione dei diritti basilari, in particolare per i soggetti più deboli come donne e bambini». Allo stesso tempo, nell’analisi di Rossi, «i campi si sono affermati come focolai di delinquenza e criminalità, con gravi ripercussioni per i cittadini che abitano nelle aree limitrofe. In questo quadro la popolazione all’interno dei campi veniva completamente deresponsabilizzata, mai convolta nei percorsi che li riguardavano, contribuendo fortemente a farla sentire un corpo estraneo alla società. Una modalità che abbiamo capovolto radicalmente – rivendica la delegata del sindaco -, a partire da una mappatura sociale minuziosa dei campi».

A La Barbuta risultano presenti al momento 191 persone, divise in 53 nuclei. Sono stati siglati 37 patti di responsabilità per altrettanti nuclei. 42 persone hanno seguito corsi di formazione: pulizia, raccolta rifiuti ingombranti, cucina; 20 hanno effettuato tirocini in manutenzione del verde, ristorazione, edilizia e pulizia. Ancora, 18 persone sono state avviate ad attività di piccola impresa riguardanti la raccolta di materiali ferrosi. 15 gli inserimenti lavorativi accettati. 37 le persone che hanno avuto accesso a una casa. All’inizio del percorso, il 1° febbraio 2018, erano state rilevate 656 persone, quindi ne risultano fuoriuscite dal campo in varie forme e modalità 465.

Per quanto riguarda la Monachina, sono presenti attualmente 56 persone, divise in 16 nuclei. Qui sono stati effettuati 1.200 colloqui; in 9 hanno seguito corsi di formazione e in 4 hanno firmato contratti di lavoro. 4 nuclei infine hanno reperito case in locazione sul mercato privato. Il 16 ottobre 2018, all’inizio del percorso, i residenti qui erano 110; risultano dunque fuoriusciti dal campo in 54. Relativamente, infine, a Castel Romano, dal 1° giugno 2020 sono stati siglati 15 patti di responsabilità da altrettanti nuclei; 218 i colloqui effettuati tra il 2019 e il 2020.

Per Marco Cardilli, delegato alla Sicurezza di Roma Capitale, «il piano sta garantendo notevoli miglioramenti anche in termini di sicurezza, a partire da un progressivo abbattimento dei roghi tossici. Superare e chiudere i campi significa infatti assicurare un miglioramento nella qualità della vita a interi quadranti della città. Sicurezza, legalità e protezione sociale procedono di pari passo -, per questo il piano li ha inseriti all’interno di un processo integrato». A renderlo possibile anche la sinergia con prefettura e militari di “Strade sicure”, a cui è andato il grazie di Cardilli.

26 ottobre 2020