Roma Capitale, lutto cittadino per Desirée

Nel giorno dei funerali, il 30 ottobre a Cisterna di Latina, della sedicenne drogata e violentata a San Lorenzo, la città «vuole manifestare vicinanza ai suoi familiari», afferma il sindaco Raggi. Daniele Biondo (Arpad): «Patologia civile»

Questo pomeriggio, 30 ottobre, alle 15.30, sarà la chiesa di San Valentino, a Cisterna di Latina, ad accogliere la celebrazione delle esequie di Desirée Mariottini, la sedicenne trovata morta in uno stabile abbandonato in via dei Lucani, a San Lorenzo, la mattina del 19 ottobre. Drogata e violentata. «Roma – le parole del sindaco Virginia Raggi – vuole manifestare la sua vicinanza ai familiari di Desirée. Tutti i cittadini partecipano al loro profondo dolore». Per questo dal Campidoglio è stato proclamato il lutto cittadino per la giornata di oggi.

Nel frattempo restano in carcere le quattro persone fermate, accusate della violenza e dell’omicidio: Yusif Salia, Brian Minteh,Mamadou Gara e Chima Alinno, accusati della violenza e omicidio. Sono stati loro, secondo gli investigatori, a somministrare a Desirée le  sostanze stupefacenti che l’hanno ridotta in stato di incoscienza; quindi ne hanno abusato sessualmente, causandone infine la morte avvenuta nella notte tra il 18 e il 19 ottobre. I capi di imputazione sono: «Omicidio volontario, violenza sessuale di gruppo e cessione di stupefacenti». Continuano comunque le indagini a caccia di presunti altri complici.

Eppure, ne è convinto Daniele Biondo, psicoanalista di bambini e adolescenti e membro di Arpad (Associazione romana per la psicoterapia dell’adolescenza), il caso di Desiréè non è soltanto un episodio di cronaca nera, «anche se si tratta di un brutale omicidio». Non è solo questione di sicurezza e «non basterà qualche poliziotto all’angolo per evitare che si ripeta». La morte della ragazza di Cisterna di Latina, osserva, è frutto di una «patologia civile» e «chiede con urgenza di ripristinare innanzitutto un controllo sociale che è venuto a mancare, con il depotenziamento di famiglia, scuola, servizi». Lo psicoanalista individuare i numerosi «responsabili sociali» di questa morte e, in generale, del rischio che minaccia tanti giovani. Parla di «servizi sociali depotenziati», di «adulti dimessi», di «presa in carico fallimentare», di «genitorialità difettosa» e di ragazzi «fisiologicamente dipendenti», che quando non trovano il «buon nutrimento della relazione», facilmente ricorrono alle sostanze. Una situazione complessa, che né la polizia né le ruspe basteranno a risolvere.

«Abbiamo a che fare con una situazione di marginalità sociale – afferma Biondo -. La ragazza faceva uso di sostanze, girava di notte senza controllo, frequentava persone ad alto rischio: era in quella terra di nessuno in cui gli adulti non ci sono più e il giovane, troppo giovane ancora, diventa preda di questa nuova barbarie. È una patologia civile, dovuta alla degradazione dei sistemi di vita sociale, che i ragazzi più poveri e con meno strumenti subiscono più degli altri». È una storia, prosegue, che denuncia tanti «grandi assenti», venuti meno a quel controllo sociale che oggi viene a mancare.

Per Biondo, insomma, c’è una «crisi educativa generale» e una difficoltà della società di essere «educante»: il terreno fertile perché attecchiscano le dipendenze. «Il ragazzo in crescita – spiega ancora lo psicoanalista – ha fisiologicamente bisogno di essere dipendente da qualcosa. In un contesto sano, dipende da relazioni, dialogo, affetti, adulti che lo accompagnano: sono queste le “buone dipendenze”». Purtroppo, prosegue, «sappiamo che circa il 30-40% della popolazione giovanile oggi non può usufruirne, per via delle “grandi assenze” che dicevamo». Servizi sociali assenti o incapaci di fare rete. Genitori – «non parlo dei genitori di Desirée ma in generale dei genitori di tanti ragazzi» – disorientati, privi di coordinate di riferimento, «depotenziati».

A fronte di tutto questo, «dall’altra parte, c’è un mercato che è orientato a fare dei nostri figli dei dipendenti e li addestra a questo. Per fortuna – commenta Biondo – , c’è quel 70% di adulti che questa battaglia la vince, con le armi della relazione, del dialogo. Se i giovani sviluppano questa “sana dipendenza” dall’adulto che li cresce, non hanno bisogno di cercare le sostanze». Una sorta di «antidoto sociale».

30 ottobre 2018