Roma Capitale, l’emergenza Covid e le nuove povertà

Pubblicato dal Campidoglio un rapporto di ricerca per approfondire l'impatto della pandemia sul tessuto socio-economico romano. In 3 casi su 4 la richiesta di aiuti per la prima a motivo della crisi innescata dal coronavirus. Alta la fiducia dei cittadini. Soddisfazione per i buoni spesa

Aiuti socio-assistenziali e buoni spesa. Nell’ultimo anno Roma Capitale ha risposto così hai bisogni emergenti dei cittadini, innescati spesso dalla crisi sociale ed economica prodotta dalla pandemia di coronavirus. A fornire i dati è un rapporto di ricerca pubblicato ieri, 21 luglio, dal Campidoglio, intitolato proprio “Le nuove povertà nel territorio di Roma Capitale“. L’obiettivo: approfondire l’impatto dell’emergenza sanitaria sul tessuto socio-economico capitolino, per «sondare l’impatto dei servizi e definire azioni amministrative sempre più capaci di rispondere ai bisogni dei cittadini», spiegano da Roma Capitale.

Forte contrazione del guadagno (73,5%), perdita del lavoro (57,3%), esaurimento dei risparmi (39,3%) o essere rimasti gli unici a portare reddito in famiglia (28,1%): queste le principali cause che nel corso dell’ultimo anno hanno portato i romani a chiedere aiuto. In tre casi su quattro (76,1%), si è trattato di cittadini che hanno usufruito di questo tipo di aiuti per la prima volta. E guardando al futuro, la prospettiva non migliora: l’85,7% degli intervistati non vede all’orizzonte un miglioramento della propria condizione. Alto comunque il livello di fiducia nei confronti di Roma Capitale: il 70,9% dichiara di averne “molta” e “abbastanza”. Soprattutto nel chiedere aiuto, proprio Roma Capitale risulta essere il soggetto verso cui si nutre più fiducia (44,5%), perfino rispetto alla rete familiare o amicale (36,4%). Alta è anche la soddisfazione in merito alla misura dei buoni spesa: l’87,1% dichiara di non aver avuto difficoltà a reperire le informazioni e il 58,7% valuta come “ottimo” e “buono” il tempo di risposta, la qualità delle informazioni, l’affidabilità e l’adeguatezza dell’aiuto. Solo il 12% avrebbe preferito un’altra tipologia di sostegno.

Lo studio, condotto dalla Fondazione Unicampus San Pellegrino tramite il suo SocioLab – Istituto di studi sociali, con la direzione scientifica di Nicola Ferrigni, sonda anche la percezione della povertà nell’immaginario dei romani, intercettando quanti non hanno usufruito dei servizi socio-assistenziali del Campidoglio. Il quadro che ne emerge è quello di una situazione di emergenza sanitaria che ha creato nuovi poveri (94,4%), aggravato la situazione di chi era già povero (95%), accentuato le distanze sociali (92,2%) e creato nuovi bisogni sociali (91,4%). Inoltre, la pandemia avrebbe contribuito a incrementare reati quali l’estorsione e l’usura (82,2%), così come la piccola criminalità (68,3%), e a portare alla luce il lavoro sommerso/in nero (69,6%). Significativa poi la preoccupazione per la propria condizione economica, con il 41,2% degli intervistati che si ritiene attualmente “molto” e “abbastanza” esposto al rischio povertà. In caso di estrema necessità, gli intervistati si rivolgerebbero alla rete familiare o amicale (rispettivamente il 70,7% e 53,7%), oppure allo Stato (il 67,9% a Roma Capitale, il 63,9% ad altre amministrazioni pubbliche quali, ad esempio, l’Inps). Positiva, in parallelo, la percezione del ruolo sociale svolto dal volontariato, riconosciuto dall’85,5% delle persone raggiunte dallo studio, così come una rinnovata centralità dello Stato, evidenziata dal 65,9% delle risposte. Più circoscritti invece gli effetti positivi sul rafforzamento del senso di comunità (44,8%).

Nelle parole del sindaco Virginia Raggi, «è fondamentale intercettare e dare risposte tempestive a un territorio come quello della città di Roma, quanto mai vasto e articolato» ed è «cruciale monitorare l’impatto e il giudizio sui servizi erogati, così come mettere a fuoco anche le esigenze non espresse o potenziali, per agire in un’ottica di prevenzione e sostegno capillare». In questi mesi di emergenza, rivendica la prima cittadina, «Roma Capitale ha messo in campo una serie di iniziative volte al sostegno e all’assistenza di quanti si sono trovati in una condizione di forte vulnerabilità economica e sociale». Ora, «attraverso questo studio mettiamo nelle mani dell’amministrazione informazioni essenziali per definire con sempre maggiore efficacia azioni di sostegno capaci di rispondere ai bisogni emergenti dei cittadini».

Anche per l’assessore alla Persona, scuola e comunità solidale Veronica Mammì si tratta di «un tassello fondamentale per far emergere e analizzare l’impatto dei servizi e i bisogni dei cittadini. Un’azione che oggi più che mai è dovere per un’amministrazione responsabile portare avanti, consapevoli che le ricadute sociali attuali e del prossimo futuro rappresentano la sfida da affrontare, in rete, e vincere». A spiegarne il senso è il direttore della ricerca Nicola Ferragni, secondo cui l’indagine mette a fuoco la presenza nel territorio cittadino di «un fenomeno che va oltre l’ormai consolidata definizione di “nuove povertà” e che delinea invece una prospettiva di “(r)innovate povertà”. Da una parte infatti – osserva – la pandemia ha contribuito a infettare del virus della povertà contesti, quartieri e fasce sociali un tempo a essa immuni; dall’altra parte, ha rimodellato lo scenario esistente della povertà, imponendo alle istituzioni di ripensare runtime i propri servizi socio-assistenziali». Una sfida, questa, che «Roma Capitale può dire di aver vinto, come ci suggeriscono i risultati della nostra ricerca».

22 luglio 2021