Roma accoglie il primo Children’s global summit

Dal 27 al 30 novembre nella Capitale 2.500 ragazzi tra i 5 e i 18 anni provenienti da 43 Paesi illustrano i risultati dell'iniziativa internazionale "I can" (Io posso), proponendo idee per il futuro e soluzioni per il presente

Arrivano da 43 Paesi i 2.500 bambini e ragazzi tra i 5 e i 18 anni da oggi, 27 novembre, a Roma per il primo Children’s global summit. Un evento internazionale – fino al 30 novembre – che si inserisce all’interno del progetto “I can” (Io posso), ispirato alla Laudato si’ e dedicato alla  ricerca di soluzioni sostenibili per il pianeta progettate dai giovani, promosso dalla Congregazione per l’educazione cattolica della Santa Sede insieme alla Fidae (Federazione istituti di attività educative) e all’Ufficio internazionale dell’educazione cattolica.

«La Fidae ha sposato fin da subito come principale partner italiano la possibilità di adottare la metodologia “Design for change”, nata in India nel 2009 e ideata da Kiran Bir Sethi, tramite il progetto “Io posso!“», ha spiegato durante la cerimonia di apertura, che si è svolta ieri in Campidoglio, Virginia Kaladich, presidente della Federazione istituti di attività educative. Il fine è quello di creare percorsi che «vanno oltre i banchi di scuola perché sfruttano la collaborazione e la creatività ». Secondo Kaladich, «i giovani rappresentano la principale risorsa su cui dobbiamo investire perché sono loro che cambieranno il mondo». Un cambiamento «che è urgente, come lo stesso Papa Francesco ci dice». Lo scopo del progetto dunque è «sensibilizzare i ragazzi e dare loro in mano gli strumenti per sentirsi protagonisti del mutamento, tenendo presenti gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 e accogliendo la sfida che il Santo Padre ci ha lanciato con la Laudato si’: collaborare per costruire la nostra casa comune». Come adulti, ha concluso la presidente Fidae, «abbiamo il dovere di lasciare ai giovani un mondo credibile. Di dare loro la speranza».

Durante la tre giorni sono in programma una serie di attività, fra cui la presentazione di alcuni dei progetti selezionati, anche all’interno delle 20 scuole romane coinvolte, statali e paritarie pubbliche. I giovani presenteranno agli altri ragazzi i risultati del loro lavoro e le loro esperienze. Quindi sabato 30 l’incontro con Papa Francesco in Aula Paolo VI, al quale prenderanno parte i bambini e i ragazzi insieme ai loro accompagnatori e genitori, per un totale di circa 4mila persone.

«Se vogliamo un futuro sostenibile dobbiamo investire sui nostri figli», ha affermato Kiran Bir Sethi, l’ideatrice del metodo “Design for change”. La metodologia, ha spiegato, «offre una semplice formula magica in 4 fasi – senti; immagina; agisci; condividi – che conduce gli studenti a comprendere empaticamente le situazioni, immaginare e mettere in atto soluzioni. Questo – ha precisato – sviluppa le abilità del XXI secolo come creatività, pensiero critico, comunicazione, collaborazione, così come competenze socio-emotive». L’obiettivo finale del progetto: «Realizzare una catena mondiale di bambini, ragazzi, giovani in grado di agire per il bene, passo dopo passo, della nostra casa comune».

A fare gli onori di casa, nella sala della Protomoteca, il sindaco di Roma Virginia Raggi. «

Ancora, nelle parole di Raggi «questo progetto significa condividere un metodo attivo di crescita individuale e collettiva, che consente di ridisegnare il domani a partire dalla salvaguardia dell’ambiente e dalla solidarietà, dalla cura della “casa comune”, che è il nostro mondo, fino a quella fondamentale, della persona». Al termine della cerimonia inaugurale, alla quale erano presenti anche la referente per la diffusione della metodologia a livello internazionale Monica Cantón e il docente e referente del progetto attivato in Italia, Christian Bortolotto, il sindaco ha consegnato ai rappresentanti dei Paesi presenti la medaglia che commemora i natali di Roma, a sottolineare la dimensione mondiale dell’iniziativa.

27 novembre 2019