«Risposta alla vocazione è insieme felicità e rischio»

Nelle relazioni dei Circoli minori è emersa la necessità di ribadire con chiarezza che la vocazione non è soltanto quella al sacerdozio o alla vita consacrata

Il senso più profondo del termine “vocazione” è stato al centro della seconda settimana di lavori del Sinodo dei giovani, quella dedicata alla sezione dell’Instrumentum laboris intitolata “Interpretare: fede e discernimento vocazionale”. Nelle relazioni dei Circoli minori è emersa la necessità di ribadire con chiarezza che la vocazione non è soltanto quella al sacerdozio o alla vita consacrata. Lo ha ricordato, ad esempio, il Circolo italiano A: «La scelta che il testo fa di partire dalla vocazione comune a tutti gli uomini e le donne alla comunione con Dio e fra di loro, è particolarmente opportuna e andrebbe più chiaramente descritta. Permette infatti di delineare l’orizzonte fondamentale nel quale si inscrive e si comprende ogni altra vocazione. Essere creati è già essere chiamati».

Anche il Circolo spagnolo A ha sottolineato che nel secondo capitolo «è assente tutta la dimensione corporale e sembrerebbe un’evangelizzazione dei giovani che guarda solo alla vocazione religiosa o sacerdotale». Lo stesso Circolo evidenzia una certa «dicotomia tra la prima e la seconda parte» dell’Instrumentum laboris: «mentre nella prima assumiamo un atteggiamento umile di ascolto, ora pretendiamo di dettare ricette e soluzioni». Anche il Circolo tedesco ha evidenziato un «passaggio un po’ brusco» tra «percepire (riconoscere) e interpretare».

Il Circolo italiano A ha anche ribadito la necessità di un «protagonismo» dei giovani, che non possono delegare ad altri le proprie scelte: «La responsabilità dell’ascolto e del discernimento dell’appello di Dio è comunque di coloro ai quali Dio si rivolge. I giovani debbono ascoltare anzitutto Dio». Però sono fondamentali l’accompagnamento e il contesto: «la responsabilità degli accompagnatori è importante. I giovani hanno bisogno – è giusto così – di essere sostenuti, incoraggiati, indirizzati in questo ascolto e interpretazione: e nella decisione corrispondente. La risposta alla vocazione è, inseparabilmente, felicità e rischio. Vanno spiegate bene entrambe le cose. E quindi accompagnare è anche chiarire e incoraggiare». A questo scopo «il contesto comunitario si rivela indispensabile nella maturazione del cammino».

Concetti espressi anche dal Circolo italiano B che parla di «ambiente opportuno» e di «una guida adeguata»: «L’ambiente cui ci si riferisce è quello della comunità ecclesiale, al cui interno la persona va accolta e accompagnata» e «chi può accompagnare nel discernimento non è necessariamente un presbitero, ma può essere un qualunque battezzato disposto a impegnarsi al servizio dei giovani con generosità, fede e opportuna preparazione».

Pure il Circolo italiano C ha sottolineato che «la missione della Chiesa continua a essere quella di valorizzare la forza dei giovani e sostenere la loro debolezza». Centrale infine la questione della fede, come aveva affermato ieri, 16 ottobre, anche il vescovo di Porto Alegre monsignor Spengler. Lo ha evidenziato la relazione del gruppo di lingua tedesca: «Dovremmo riaffermare l’inaudito ma centrale punto della fede cristiana: perché possiamo incontrare un Dio che ha un volto e un nome in Gesù;  un Dio che si rivolge concretamente a noi e alla nostra vita, che ci conosce e ci ama e vuole condurci alla libertà».

 

17 ottobre 2018