Rischio chiusura per le case famiglia di Roma

Il punto nel convegno al Campidoglio promosso da Casa al Plurale. Il presidente Berliri: «Non sono un costo ma un investimento». Serve «adeguamento delle tariffe al costo reale della vita»

«Ogni giorno, da oltre 25 anni, le case famiglia per persone con disabilità e per i più vulnerabili della Capitale sono una risposta concreta e a misura umana». Ma «senza un adeguamento immediato delle tariffe al costo reale della vita queste strutture, che ospitano oltre 400 persone con disabilità e centinaia tra minori e mamme in difficoltà, sono destinate alla chiusura; il caro bollette di questi mesi è l’ennesimo colpo, forse quello definitivo, inflitto a queste comunità in sofferenza da anni». Lo hanno ribadito ieri, 15 novembre, le organizzazioni che si raccolgono in “Casa al Plurale”, nel convegno che si è svolto in Campidoglio, sul tema “Case famiglia, una risorsa per Roma da oltre 25 anni».

Proprio per questo l’associazione “Casa al Plurale” – che dal 2006 rappresenta le organizzazioni attive sul territorio capitolino – ha sollecitato «l’aumento per le rette in casa famiglia, anche chiedendo di tener fede alla promessa fatta qualche mese fa, quando l’assemblea capitolina approvò la mozione n. 111 del 19 maggio 2022 che andava verso “l’adeguamento delle rette per le case famiglia”». Attualmente infatti le risorse stanziate dal Comune coprono circa la metà del fabbisogno quotidiano di queste strutture. La dimostrazione è stata offerta in alcuni dati: per una casa per otto persone con disabilità lieve sarebbe necessaria una retta pari a €193.47, mentre quella attualmente prevista, Iva esclusa, ammonta € 105.28. Per una casa famiglia per persone con disabilità complessa la retta necessaria dovrebbe essere €242.84, mentre quella attuale, sempre Iva esclusa, è di € 144.37.

Per offrire un documento preciso ed esaustivo a chi ha il potere di decidere quanto stanziare e in che misura, sono state conteggiate, fino all’ultimo centesimo, tutte le spese e le ore di presenza necessarie del personale, rivendicano da Casa al Plurale. Dai costi di luce e gas a quelli dell’acqua, dal cibo fino agli affitti, dalle assicurazioni dei veicoli agli estintori. Infine c’è il costo del lavoro, la voce in realtà più importante, che assorbe circa il 75% della spesa necessaria. Si tratta del costo degli stipendi per gli educatori, gli operatori socio sanitari e i tanti altri professionisti, tutte figure previste per legge, che lavorano su turni 24h al giorno 365 giorni all’anno.

Nelle parole del presidente di Casa al Plurale Luigi Vittorio Berliri, «la dignità delle persone fragili e di chi lavora per loro passa per il giusto corrispettivo». Le case famiglia dunque «non vanno concepite come un costo bensì come un investimento che una società sana, civile, attenta ai suoi concittadini più fragili, compie affinché queste persone, portatrici di medesimi diritti, possano essere in condizione di vivere una vita degna di essere vissuta».

Al convegno, moderato dalla giornalista Chiara Ludovisi (Redattore Sociale) sono intervenuti tra gli altri il vescovo Benoni Ambarus, incaricato per la pastorale della carità, dei migranti e delle missioni nella diocesi di Roma, Barbara Funari, assessore capitolino alle Politiche sociali e alla salute, e la portavoce del Forum terzo settore Lazio Francesca Danese.

16 novembre 2022