“Riportiamo Ilaria Salis in Italia”: il comitato e la petizione

Raccolte oltre 50mila firme, per chiedere a governo italiano e Parlamento europeo di attivarsi per la donna. Il guardasigilli Nordio: «Attivati canali diplomatici»

Riportare Ilaria Salis in Italia: è questo l’intento del Comitato “Ilaria Salis Libera”, che il 12 gennaio scorso ha lanciato una petizione, che oggi supera le 54mila firme. Dopo le immagini del processo, in cui ieri, 29 gennaio, la donna è apparsa legata mani e piedi, il Comitato chiede con forza che «la cittadina italiana Ilaria Salis possa affrontare in Italia il processo per i reati che le vengono contestati e si giunga, quindi, alla sua immediata liberazione in virtù della palese violazione del diritto internazionale e dei diritti umani che la sua lunga e sofferta carcerazione evidenzia». Attualmente, Salis è rinchiusa «in condizioni incompatibili con uno Stato democratico e con le convenzioni internazionali sui diritti umani e sui diritti delle persone private della propria libertà».

I promotori dell’appello spiegano infatti che «su di lei pende un capo di accusa nato in un contesto di forte tensione politica in Ungheria dove ogni anno viene organizzata, da parte di gruppi neonazisti, la “Giornata dell’onore” in memoria della resistenza di gruppi hitleriani all’avanzata dell’Armata rossa nel corso della Seconda guerra mondiale. Ilaria Salis è accusata, in concorso con altre persone, di aver aggredito e ferito un militante di organizzazioni neonaziste proprio nel contesto delle mobilitazione di protesta verso il raduno delle destre estreme. Accusa che lei respinge, dichiarandosi innocente», specificano.

«Gli avvocati, i familiari, gli amici sono molto preoccupati in virtù delle notizie allarmanti che arrivano circa le condizioni di vita all’interno della struttura carceraria presso la quale Ilaria è detenuta. Notizie di violenze, di degrado, di prevaricazioni fisiche e psicologiche da parte degli agenti di polizia penitenziaria nei confronti delle detenute. Il fatto stesso che Ilaria Salis sia detenuta in condizioni estreme senza processo e senza che gli aggrediti abbiano sporto denuncia costituisce di per sé un elemento grave di preoccupazione sul corso del processo e sulla qualità dello Stato di diritto in Ungheria».

I promotori ricordano che «Ilaria Salis rischia incredibilmente otto anni di carcere per lesioni personali e altri otto per appartenenza a una organizzazione antifascista internazionale, ma trattandosi di due reati cumulati, per ciascun reato si deve aggiungere il cinquanta per cento della pena prevista, per un totale di ventiquattro anni complessivi. Ventiquattro anni di carcere per aggressione e lesioni!». Non solo: va ricordato che «l’Ungheria è al centro dell’attenzione di organismi internazionali in merito al mancato rispetto dei diritti umani e che da più parti e anche in sede di Parlamento europeo viene contestata allo Stato magiaro la violazione dell’articolo 2, in particolare, del Trattato dell’Unione Europea».

Intanto, il ministro della Giustizia Carlo Nordio assicura: «È una fotografia molto dura. Abbiamo incontrato il padre, naturalmente la magistratura ungherese è sovrana – ha detto, intervenendo alla trasmissione XXI Secolo -. Ci si può attivare, cosi come ci stiamo attivando, attraverso i canali diplomatici, facendo tutto il possibile per attenuare le condizioni rigorose in cui è detenuta».

30 gennaio 2024