Rifugiati e istruzione: «Serie criticità»

A denunciarle, l’Unhcr, che chiede uno sforzo internazionale per consentire l’accesso alla scuola secondaria. I dati raccolti in 40 Paesi: iscritti al 34%

Si attestano a livelli «preoccupanti» i tassi di iscrizione scolastica e universitaria dei bambini e dei giovani rifugiati. Lo denuncia l’Unhcr – l’Agenzia Onu per i rifugiati -, nel rapporto “Staying the course: the challenges facing refugee education“, diffuso oggi, 7 settembre, chiedendo «uno sforzo internazionale affinché i bambini e i giovani rifugiati abbiano la possibilità di frequentare la scuola secondaria». In tutto il mondo, si evidenzia nel rapporto, i giovani rifugiati provano a continuare il loro percorso di studi, nonostante le gravi difficoltà causate dalla pandemia di coronavirus. «Gli anni della scuola secondaria dovrebbero essere un periodo di crescita, sviluppo e opportunità perché conseguire un diploma migliora le prospettive di lavoro, la salute, l’indipendenza e le capacità di leadership dei giovani vulnerabili, riducendo il rischio di ricorso al lavoro minorile», osservano dall’Unhcr. I dati raccolti dall’Agenzia Onu in 40 Paesi, nel 2019 – 2020, parlano invece di una percentuale dei rifugiati iscritta alle scuole secondarie ferma al 34%: un dato che, in quasi tutti i Paesi, è inferiore rispetto alla percentuale di iscrizioni registrata tra i giovani della comunità ospitante.

Appurato l’impatto destabilizzante della pandemia su tutti i bambini e i giovani, nel caso dei giovani rifugiati – «già costretti ad affrontare serie difficoltà di accesso alla scuola» – si è creata una limitazione ulteriore alla possibilità di studiare, mettendo a rischio, in alcuni casi, la possibilità di portare a termine il percorso di formazione. A spiegarlo è Filippo Grandi, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati. «I recenti progressi ottenuti nell’iscrizione scolastica dei bambini e dei giovani rifugiati sono ora a rischio – afferma -. Per affrontare questa sfida occorre uno sforzo massiccio e coordinato ed è un impegno che non possiamo permetterci di ignorare». Di qui la richiesta a tutti gli Stati di garantire il diritto all’istruzione secondaria per tutti i bambini, compresi i rifugiati, e di assicurarsi che essi vengano inclusi nei sistemi educativi nazionali e nei piani di offerta formativa. Ancora, «gli Stati che ospitano un numero consistente di persone costretta a fuggire hanno bisogno di supporto per creare servizi e infrastrutture – osservano dall’Unhcr -: servono più scuole, materiali didattici appropriati, formazione degli insegnanti su materie specifiche, programmi per le ragazze adolescenti e investimenti in tecnologia e connettività per colmare il divario digitale».

Stando ai dati raccolti dall’Agenzia Onu, nel periodo compreso tra marzo 2019 e marzo 2020 la percentuale di rifugiati iscritti alla scuola primaria era del 68% mentre per l’istruzione superiore le iscrizioni si assestavano al 5%: un aumento di 2 punti rispetto all’anno precedente che rappresenta «una possibilità di sviluppo e crescita per migliaia di rifugiati e per le loro comunità nonché un elemento di incoraggiamento per rifugiati più giovani che affrontano enormi sfide per poter studiare». Il livello di iscrizione all’istruzione superiore rimane ancora troppo basso però se paragonato alle cifre globali e «senza un incremento significativo delle iscrizioni alle scuole superiori, l’obiettivo fissato dall’Unhcr e dai partner di avere il 15 per cento dei rifugiati iscritti all’istruzione superiore entro il 2030 rimarrà irraggiungibile», si legge nel rapporto.

7 settembre 2021