Rifkin: il cambiamento climatico, «emergenza globale»

L’economista alla Lumsa per un incontro pubblico sul “Green new deal”, nell’80° di fondazione dell’ateneo. Il rettore Bonini: «Tutto parte e tutto arriva alle persone»

«Siamo di fronte a un’emergenza globale. Gli scienziati ci dicono che il cambiamento climatico indotto dall’uomo con l’impiego di combustibili fossili ha portato la razza umana e i nostri amici animali alla sesta estinzione di massa della vita sulla Terra». Non usa mezzi termini Jeremy Rifkin, presidente della Foundation on Economic Trends di Washington, economista e sociologo di fama mondiale, consigliere politico per l’adozione di nuovi modelli di economia. Attraverso le pagine del suo nuovo libro “Un green new deal globale”, edito da Mondadori e in libreria dal 15 ottobre, il teorico dell’economia, che ha tra l’altro lavorato al fianco dei presidenti della Commissione europea Romano Prodi, Jose Manuel Barroso e Jean-Claude Juncker, spiega che per evitare una catastrofe ambientale i governi e le popolazioni hanno 11 anni di tempo per ridurre le emissioni di gas serra del 45%.

Questa mattina, 22 ottobre, Rifkin ha esposto la sua visione sul futuro dell’umanità agli studenti del master in Management of sostainable development goals dell’università Lumsa, durante un incontro pubblico organizzato in collaborazione con Cetri-Tires sul tema “Educating to the green new deal”. Docente all’Università della Pennsylvania, l’economista è sostenitore della Green New Deal, ossia la proposta di legge degli Stati Uniti che mira a combattere i cambiamenti climatici e le disuguaglianze economiche, ritenendola un imponente appello delle generazioni più giovani a imprimere una svolta e a lottare per mitigare il cambiamento climatico e salvare la Terra.

Nel volume Rifkin sottopone al lettore in modo dettagliato il pensiero politico e il piano economico per il green new deal, una misura che giudica fondamentale in questo momento critico. Per Rifkin è fondamentale costruire quanto prima infrastrutture a zero emissioni e nel libro suggerisce 23 iniziative chiave, a partire dall’uso delle fonti rinnovabili. Propone, per esempio, una sinergia e una collaborazione tra il governo degli Stati Uniti, l’Unione europea, la Repubblica popolare cinese e tutte le nazioni disponibili per «decidere, sostenere e mettere in atto codici, regolamenti, incentivi e sanzioni universali necessari per consentire interconnettività e trasparenza globali nel realizzare e rendere operativa un’infrastruttura glocale verde intelligente».

L’evento odierno rientra tra gli appuntamenti organizzati dalla Lumsa per l’80° anniversario di fondazione e il rettore Francesco Bonini ha colto l’occasione per rimarcare che «la filosofia dell’ateneo è che tutto parte e tutto arriva alle persone e in occasione dell’anniversario è fondamentale rilanciare questo impegno sulle grandi frontiere dell’oggi, come la questione ambientale e quella sociale». In quest’ottica l’università propone agli studenti il pensiero dei grandi contemporanei e di Papa Francesco, attraverso l’enciclica sociale sull’ambiente “Laudato si’”. Riferendosi al tema della conferenza, Bonini ritiene che il green new deal «deve essere un impegno per tutti».

Per Giovanni Ferri, docente di economia e direttore del master in Management of sostainable development goals della Lumsa, Rifkin lancia una sfida per uscire dalla crisi ambientale, possibile solo se «la società cambia e si orienta alla sostenibilità. Non esistono formule chimiche o fisiche per cancellare la crisi climatica, serve educare le generazioni al green new deal». Alcuni studenti del master approfondiranno le 23 proposte elencate da Rifkin nel libro e saranno chiamati a studiare il modo di metterle in pratica.

22 ottobre 2019