Ricciardi: «Una medicina delle relazioni umane»
Il vescovo delegato per la pastorale sanitaria alla vigilia della Giornata mondiale del malato: «La politica sostenga di più le famiglie con malati gravi». Legge sulle Dat «apre la strada all’autodeterminazione»
«Rimettere al centro la persona» nella sanità, rafforzare l’attenzione agli anziani e ai poveri vittime della “cultura dello scarto”, «impegnarsi per una medicina delle relazioni umane». Sono le priorità che il vescovo delegato per la pastorale sanitaria Paolo Ricciardi indica a Roma Sette nella prima intervista dall’inizio del suo ministero. Domenica 11 febbraio vivrà per la prima volta da vescovo la Giornata mondiale del malato, con gli ammalati, nella basilica di San Giovanni in Laterano, meditando il Rosario prima della celebrazione del vicario De Donatis. «L’auspicio – dice – è che la Giornata possa essere un segno per tutta la città. Essendo stato tanti anni in parrocchia, ho visto che a volte i malati sono una priorità per i ministri straordinari della Comunione e invece dovrebbero esserlo per tutta la comunità. Anche i bambini dovrebbero essere indirizzati verso la visita agli ammalati, come ci insegna il Vangelo, per far capire che la vita è tale in ogni istante, anche nelle fasi di fragilità».
Prezioso l’impegno del volontariato, «una grande ricchezza, da incentivare per i giovani». C’è quindi un lavoro pastorale avviato in questa direzione, accanto a quello rivolto verso il personale sanitario. In questo ambito, Ricciardi sottolinea la necessità di tornare a una «medicina delle relazioni umane». Figlio di un medico di famiglia, afferma che «è sempre più rara la figura del medico che va a casa del paziente» e anche negli ospedali «le difficoltà del personale nel contesto di questo modello di sanità fanno sì che ci sia una sempre minore attenzione a visitare con cura le persone molto anziane. Vedo sempre più anziani che hanno bisogno di cure e la risposta a volte è un po’ triste. Serve farsi carico di queste situazioni. Tutte le persone devono essere curate, è una priorità che cercheremo di sottolineare nel nostro impegno pastorale». Priorità tanto più urgente dopo l’entrata in vigore della legge sul fine vita, sulle “Disposizioni anticipate di trattamento”, che, secondo il vescovo, «mette da parte le responsabilità del medico e, se da una parte salvaguarda il dialogo medico-paziente, dall’altra apre la strada a una totale autodeterminazione di quest’ultimo».
Sulla legge, afferma Ricciardi, «c’è molta confusione. La prima cosa che ci impegniamo a fare è un’informazione più dettagliata. Cercheremo di fare chiarezza con i medici e il personale. Anche se non bisogna pensare a queste leggi come a un campo di battaglia tra cattolici e laici. Quello che però è importante chiedere alla politica è un maggiore sostegno alle famiglie che hanno in casa malati gravi, soprattutto in fase terminale. Serve un accompagnamento adeguato, come quello di alcuni hospice che ho visitato». Forte la preoccupazione di Ricciardi, che diventa anche appello alle forze politiche in vista delle elezioni regionali, per l’accorpamento e la chiusura di ospedali: «A volte – sottolinea – non ci si rende conto che certi presìdi anche a Roma rappresentano un punto di riferimento per tanta gente».
7 febbraio 2018