Riaperta al pubblico la basilica di San Sisto Vecchio

La Messa con De Donatis nella festa di Ognissanti. Suor Agnoletto (Domenicane Missionarie di San Sisto): «Rimessa a nuovo parte della storia di tutte noi»

«Dopo tanti anni di cantiere e di lavori si riapre la chiesa di San Sisto Vecchio, rinnovata ancora una volta, come già accaduto lungo i secoli, per essere luogo santo dedicato al Signore». Sono queste le parole pronunciate dal cardinale vicario Angelo De Donatis nel corso della celebrazione eucaristica per la festa di Ognissanti tenutasi nella basilica di San Sisto Vecchio all’Appia, riaperta per la prima volta al pubblico dopo sette anni di restauri. «Questo luogo, al cui interno si conservano tanta storia e fede, è una delle culle del grande Ordine domenicano che con il suo carisma ha operato e continua ad operare tanto bene nella Chiesa», ha aggiunto il porporato nell’omelia, ricordando in particolare il servizio svolto dalla congregazione delle Suore Domenicane Missionarie di San Sisto «che ancora oggi abitano qui, dove si impegnano nella loro scuola a formare le giovani generazioni alla cultura e alla fede, mostrando in questo modo un grande amore per la verità rivelata».

Era il 1893 quando la domenicana madre Maria Antonia Lalia fondò la sua congregazione nel complesso monumentale di San Sisto, affidatole dai frati predicatori irlandesi di San Clemente. Una presenza, quella dell’istituto religioso femminile, che si colloca tuttavia in un quadro storico molto più ampio, scandito da fasi particolarmente significative. Edificata nel V secolo, la basilica è stata dapprima ricostruita da Innocenzo III, affidata poi nel 1219 da Onorio III a San Domenico, il quale  fondò qui il primo ordine monastico di clausura di Roma; restaurata ancora nel Rinascimento e, infine, di nuovo ristrutturata nel ‘700 da Benedetto XIII.

«La struttura subì il logorio causato dall’umidità e dalla insalubrità della zona che si rivelava senza dubbio  archeologicamente ricca ma poco abitabile – ha commentato suor Maria Silvia Agnoletto, priora generale della congregazione, al termine della Messa -. Ciò spiega i ripetuti abbandoni, i deperimenti e i suoi successivi rifacimenti». Diverse le patologie di degrado, dovute per lo più alle infiltrazioni di acqua, che si sono manifestate nel corso degli anni, rendendo così necessari gli interventi di restauro e consolidamento. I più recenti negli anni ‘80 e ‘90; gli ultimi,invece, hanno avuto inizio sette anni fa.

«Nell’ottobre del 2012 l’edificio è stato nuovamente chiuso per importanti lavori di rifacimento del tetto, sostituzione delle capriate, consolidamento della volta dell’abside e del soffitto a cassettoni, in quanto giudicati pericolanti», ha riferito la priora, aggiungendo che «nessuno dei preziosi affreschi presenti nella chiesa ha subito danni, motivo per cui non è stato necessario eseguire interventi di pulitura». Una lunga ma accurata opera di restauro che è terminata definitivamente solo la scorsa settimana e che ha reso possibile «il ritorno all’antico splendore della basilica, solenne e semplice al tempo stesso».

Tanti i contenuti di storia, arte, fede e devozione custoditi nell’antica chiesa dedicata a Papa Sisto II: «Ciò che oggi possiamo ammirare – ha proseguito suor Maria Silvia – è frutto di un percorso in cui sono state investite energie e risorse da parte della congregazione, impegnata a preservare da sempre la struttura». Un grande momento di gioia quello vissuto dalla comunità ed espresso dalla priora al termine del suo saluto: «Questa opera collega bene il nostro passato nel nostro presente e ci proietta verso il futuro. Oggi infatti viene rimessa a nuovo una parte della storia di tutte noi».

4 novembre 2019