#Restiamoliberi, in piazza contro la legge sull’omotransfobia

Oltre 300 i manifestanti davanti a Montecitorio, contro il ddl Zan – Scalfarotto, che «vuole imbavagliare le coscienze». Massimo Gandolfini: «Legge liberticida». Brandi: «Non necessaria e anticostituzionale». Con loro anche Matteo Salvini (Lega) e Giorgia Meloni (FdI)

Un foulard rosso legato stretto sulla bocca per simboleggiare l’impossibilità di parlare e quindi di esprimere il proprio pensiero. Un vero e proprio bavaglio per testimoniare che la proposta di legge Zan-Scalfarotto sull’omotransfobia, che dovrebbe approdare in aula lunedì 27 luglio, «vuole imbavagliare le coscienze». Lo hanno gridato con forza ieri pomeriggio, 16 luglio, in piazza Monte Citorio gli oltre 300 manifestanti che hanno risposto all’appello della campagna #restiamoliberi. «Libertà» hanno scandito i partecipanti tra i quali aderenti delle associazioni Family Day, Pro Vita & Famiglia, Sentinelle in piedi, ai quali si sono aggiunti esponenti politici e sacerdoti. Il leader della Lega Matteo Salvini ha parlato di una «legge orwelliana» che vuole processare le idee e ha ribadito la propria volontà a manifestare per «difendere il diritto di un bambino ad avere una mamma e un papà». Ha quindi chiesto che a scuola non venga fatto «il lavaggio del cervello» ai bambini perché «genitore uno e genitore due non esistono, esistono mamma e papà».

Per il leader del Carroccio, «l’Italia è tollerante, inclusiva e rispettosa con tutti» e se condanna le aggressioni perché «anche una è troppa» aggiunge che «fortunatamente quelle omofobe si contano sulle dita di qualche mano». Dello stesso tono le parole di Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, secondo la quale oggi in Italia gli omosessuali non sono discriminati e il Paese ha fatto «passi da gigante» in tal senso. «La discriminazione di genere è una realtà ma non è una escalation – ha aggiunto -. Non odio gli omosessuali, rispetto le scelte individuali, ma penso che la società debba adottare delle regole di funzionamento. Non sono favorevole neanche all’ipotesi che i single adottino un bambino ma non sono single-fobica». E se Salvini ha giudicando l’utero in affitto «una cosa indegna», Meloni parla di «barbarie» perché «una madre non deve essere messa nella condizione di vendere un figlio».

I manifestanti hanno esibito decine di cartelloni per ribadire la volontà di stare “In piedi per la libertà” perché “La famiglia non è un reato d’opinione” e “Non si può rischiare la prigione solo per un’opinione”. Per Massimo Gandolfini, “papà” del Family Day, la manifestazione davanti alla Camera dei deputati ha rappresentato «una battaglia di civiltà e di libertà democratica». Qualsiasi norma in contrasto con l’articolo 21 della Costituzione «è liberticida» e «apre le porte alla dittatura – ha aggiunto -. Tutte le dittature di questo secolo quando hanno conquistato il potere come prima cosa hanno tolto la libertà di parola». Per Gandolfini è inoltre «gravissimo» pensare di sanzionare penalmente e far rischiare il carcere a «chi esprime solo la propria opinione». Di proposta di legge «liberticida» ha parlato anche il senatore della Lega Simone Pillon rimarcando che affermare che «un bambino ha diritto a una mamma e un papà» o che l’utero in affitto è «una vergogna» può costare 18 mesi di reclusione, il sequestro della patente e del passaporto, il divieto di fare attività politica per tre anni, « alla stregua dei peggiori delinquenti. Nessuno giustamente discrimina gli omosessuali che in Italia sono ai vertici della vita sociale, economica e politica – ha concluso -. Anche noi vogliamo essere liberi di esprimere le nostre idee».

Il presidente di Pro Vita & Famiglia Toni Brandi si è soffermato sull’articolo 5 del ddl nel quale si propone di organizzare cerimonie nelle scuole in occasione della Giornata nazionale contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia, che si celebra il 17 maggio. «Non è possibile imporre ai bambini determinati stili di vita», ha detto, definendo il ddl Zan «ingiusto, non necessario e anticostituzionale». Innanzitutto, ha spiegato, è «contrario al principio di uguaglianza dei cittadini». Poi l’ordinamento giuridico italiano già «protegge tutti i cittadini» senza fare distinzioni tra credo religioso o politico o orientamento sessuale. Infine «è totalmente contrario all’articolo 21 della Costituzione».

Tra i manifestanti anche alcuni sacerdoti come padre Arturo Ruiz dell’Istituto del Verbo Incarnato e don Malo Antonio, professore alla Pontificia Università della Santa Croce. Per entrambi il progetto di legge «impedisce la libertà di pensiero». Padre Ruiz lo definisce «uno strumento persecutorio» perché non sarà possibile «predicare la legge del Vangelo e quella naturale dell’uomo in materia di sessualità, matrimonio e famiglia».

17 luglio 2020