Restaurato il Coro di San Marco Evangelista al Campidoglio

L’inaugurazione con la celebrazione dei Vespri presieduta dal cardinale titolare Angelo De Donatis. «Qui hanno vissuto le prime comunità cristiane»

Realizzato nel 1735, il Coro della basilica di San Marco Evangelista al Campidoglio torna al suo antico splendore. Terminati i lavori di restauro, durati tre mesi, l’opera è stata inaugurata ieri sera, martedì 26 marzo, con la celebrazione dei Vespri presieduti dal cardinale vicario Angelo De Donatis, titolare della basilica, della quale è stato anche parroco dal 2003 al 2015. I lavori di restauro sono stati eseguiti da un’equipe di ebanisti e restauratori di opere lignee, sotto la direzione della Soprintendenza speciale di Roma e interamente finanziati da Umana agenzia per il lavoro, di Venezia, che ha voluto “adottare” il restauro per rimarcare il legame esistente tra Roma e la città lagunare che la basilica simboleggia.

Il porporato ha seguito personalmente l’andamento dei lavori recandosi spesso a San Marco mentre i restauratori erano all’opera, ammirando «una basilica sempre più bella, un luogo straordinario che permette di pregare in maniera più profonda». Ha ricordato le tante Messe celebrate e i momenti belli vissuti nei dodici anni in cui è stato alla guida della chiesa invitando a «continuare a custodire questi tesori, un patrimonio che riguarda tutti». Ha confessato di commuoversi quando pensa alla storia della basilica, una delle più antiche chiese romane sorta, secondo la tradizione, nel luogo in cui l’evangelista Marco avrebbe fondato un oratorio. «È commuovente pensare che qui hanno vissuto le prime comunità cristiane», ha dichiarato De Donatis. Quindi ha commentato l’affermazione riportata nella lettera di Giacomo, secondo cui la fede senza opere «è morta in se stessa». Il cardinale ha spiegato che solo «la fede operante salva, una fede che invade tutto l’essere e lo pone incondizionatamente al servizio di Cristo e dei fratelli».

Il Coro di San Marco Evangelista fu realizzato nel Settecento da Filippo Barigioni per conto del cardinale Quirini nell’ambito della ristrutturazione della chiesa e fu inaugurato con l’Ufficio della Domenica delle Palme del 3 aprile 1735. Si tratta di un manufatto ligneo composto da 19 stalli superiori a parete e da 14 inferiori, per una lunghezza complessiva di circa 17,50 metri. L’altezza del manufatto è di circa 3 metri escluso il rialzo, cimasa dello stallo centrale, mentre la profondità totale è pari a 2 metri e 30 centimetri. La parte decorativa si ispira ai modelli rinascimentali. Durante la fase preliminare del restauro il Coro è stato pulito e bonificato e successivamente è stato sottoposto a un’accurata disinfestazione dai tarli e altri insetti. I restauratori hanno anche ricostruito alcuni elementi mancanti con legno di noce, come l’originale.

Il parroco di San Marco Evangelista al Campidoglio don Renzo Giuliano

Un patrimonio, quello della basilica, che come tutti quelli del nostro Paese «appartiene a coloro che aiutano a costruirli ma anche a chi li mantiene vivi e luminosi e a chi li fa crescere», ha affermato la presidente di Umana Maria Raffaella Caprioglio, secondo la quale è responsabilità anche delle aziende «preservare e conservare questo immenso giacimento che è rappresentato dalla nostra storia, arte e cultura». Dopo di lei il parroco, don Renzo Giuliano, ha posto l’accento sul legame che si rinnova tra la basilica romana e quella di Venezia, città di cui San Marco è il patrono. Per Emanuela Settimi, storico dell’arte, si è trattato del primo intervento di alta sorveglianza nella basilica. «Il primo di una lunga serie – ha detto -. La chiesa necessita di vari interventi. Vorremmo fare un rilievo approfondito per recuperare tutta la sua bellezza. Questo abside, per esempio, ha più di mille secoli di storia stratificati».

27 marzo 2019