Repubblica democratica del Congo: quasi 120mila i bambini sfollati

Save the Children riferisce i dati dall’inizio dell’anno, a causa di «un’ondata di terribili violenze nell’est del Paese». Più di 26 milioni le persone che necessitano di assistenza umanitaria

Dall’inizio dell’anno sono circa 120mila i bambini costretti ad abbandonare le loro case nella Repubblica democratica del Congo. Il motivo: «Un’ondata di terribili violenze nell’est del Paese». A fare il punto della situazione è Save the Children, che ricorda che domenica scorsa, 19 gennaio, alcune bombe sono esplose nella città di Chebumba, uccidendo almeno due adulti e ferendo quattro bambini. Martedì 21 gennaio invece è stata attaccata la città di Minova, nel Sud Kivu, dove l’organizzazione opera attraverso i suoi partner. Le vie d’uscita dalla città sono attualmente interrotte e l’accesso agli aiuti umanitari bloccato. Il personale ha riferito di bambini feriti e di altri non accompagnati alla disperata ricerca dei loro genitori.

A Minova gli spari hanno iniziato a riecheggiare intorno alle 5 del mattino, racconta David Okoni, che lavora presso un’organizzazione partner di Save the Children nella città. «La gente è fuggita in tutte le direzioni. La maggior parte erano persone già sfollate, fuggite in precedenza dai conflitti, che si erano rifugiate a Minova – aggiunge -. Molti hanno cercato di raggiungere Goma attraverso il lago, ma poiché i traghetti non erano in funzione, le persone sono rimaste bloccate senza un riparo adeguato e sono state costrette a dormire nelle scuole, a cielo aperto e persino in un magazzino. La situazione è terribile. I genitori non hanno cibo o acqua potabile per i loro figli, e i feriti dai proiettili non hanno accesso alle cure mediche perché anche gli operatori sanitari sono fuggiti per salvarsi», è ancora la testimonianza dell’operatore, che parla anche dei «pesanti combattimenti» nella città. «Il nostro staff ha già incontrato bambini non accompagnati e separati dalle famiglie alla disperata ricerca dei loro genitori, anche se la portata della crisi è ancora sconosciuta – rimarca -. Attualmente non è possibile accedere all’area perché i battelli non attraversano più il lago. È urgente che i civili che vogliono andarsene possano farlo e che gli aiuti umanitari possano raggiungere le famiglie sfollate che hanno un disperato bisogno di assistenza».

Le province orientali del Nord e del Sud Kivu ospitano al momento più di 4,6 milioni di sfollati e hanno visto un intenso aumento dei combattimenti dall’inizio del 2025. Il conflitto, evidenziano da Save the Children, ha creato una delle più grandi crisi umanitarie del mondo, con quasi 7 milioni di persone sfollate – tra cui almeno 3,5 milioni – e più di 26 milioni di persone, vale a dire 1 su 4, che necessitano di assistenza umanitaria.

Nelle parole di Greg Ramm, direttore di Save the Children nella Repubblica democratica del Congo, «i bambini si trovano in mezzo al fuoco incrociato e non c’è più tempo. L’accesso umanitario alle popolazioni già vulnerabili è stato bloccato. Esortiamo tutte le parti coinvolte nel conflitto a dare priorità alla protezione dei civili e a garantire un accesso umanitario illimitato – prosegue -. Ribadiamo il nostro appello alla comunità internazionale affinché intraprenda azioni immediate per affrontare la crisi umanitaria in rapida evoluzione. Questo include fornire assistenza d’emergenza agli sfollati, sostenere gli sforzi per proteggere i civili e lavorare per una risoluzione pacifica del conflitto».

23 gennaio 2025