Repubblica democratica del Congo: le voci della Chiesa

A raccoglierle, mentre continuano i combattimenti tra truppe governative e ribelli, la fondazione Acs. Il comboniano Oliveira: la situazione umanitaria è grave e tenderà a peggiorare

«Da due anni, molti dei nostri fratelli e sorelle non hanno altro che gli occhi per piangere e i piedi per fuggire, a volte senza una destinazione, e anche i campi per gli sfollati non sono sicuri, diversi villaggi sono saturi e altri svuotati della loro popolazione». Sono cariche di dolore le parole di Francois Xavier Maroy, arcivescovo di Bukavo, capoluogo della provincia del Kivu Sud, nella Repubblica democratica del Congo. In un Paese con più di 7 milioni di sfollati interni, devastato negli ultimi giorni dagli scontri tra i ribelli del gruppo filo ruandese M23 e le truppe governative, il presule ribadisce alla fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che soffre (Acs) che «nessuna posizione politica o vantaggio economico può essere negoziato sui cadaveri dei propri compatrioti».

Prima di lui, anche il vescovo di Goma (Nord Kivu, nella parte orientale del Paese), occupata e messa a fuoco dai ribelli, Willy Ngumbi Ngengele è intervenuto sulla situazione chiedendo «l’assoluto rispetto da parte di tutte le parti, e in ogni circostanza, per la vita umana e per le infrastrutture private e pubbliche, in conformità con la dignità umana e il diritto internazionale». E ha sottolineato la necessità di garantire l’accesso ai servizi di base per la popolazione ed evitare il flagello della violenza sessuale, che spesso accompagna i conflitti armati.

Acs riferisce anche la testimonianza del comboniano Marcelo Oliveira, missionario nella Repubblica democratica del Congo da molti anni, che parla di «attacchi continui» nella regione, aggiungendo che la situazione umanitaria è grave e tenderà a peggiorare man mano che la popolazione civile cercherà di fuggire dai combattimenti. «Attualmente ci sono oltre 2,5 milioni di sfollati interni a causa della guerra intorno a Goma», riferisce. Secondo il comboniano i ribelli sperano di costringere il governo a negoziare, ma c’è anche il rischio che la situazione possa sfociare in una vera e propria guerra tra Repubblica democratica del Congo e Ruanda.

30 gennaio 2025