Repubblica democratica del Congo, i cattolici in piazza contro Kabila

Le manifestazioni represse nel sangue: a Kinshasa 6 morti. Da Roma la testimonianza di don Dieudonné Kambale Kasika, collaboratore a Santissimo Sacramento a Tor de’ Schiavi. Rapiti un prete e 5 operatori

Si torna lentamente alla normalità a Kisangani, capoluogo della provincia di Tshopo, nella Repubblica democratica del Congo, dopo gli scontri avvenuti domenica 21 gennaio. Secondo i dati diffusi dalla Nunziatura Apostolica della Repubblica africana, in questa provincia il bilancio è di 7 feriti, 14 arrestati, tra i quali due giornalisti e quattro minorenni, e due parrocchie danneggiate dai gas lacrimogeni e dalle pallottole. Un sacerdote è stato fermato dalla polizia per poche ore. Gli scontri con le forze dell’ordine si sono verificati in diverse località congolesi in seguito a una nuova manifestazione pacifica promossa dai laici cattolici “armati” solo di Bibbie, crocifissi e rosari ed è stata repressa nel sangue come accaduto il 31 dicembre scorso. Nella Capitale Kinshasa si contano 6 morti, numerosi feriti e centinaia di arresti. I manifestanti sono tornati a protestare contro il presidente Joseph Kabila che resta al potere nonostante il suo mandato sia scaduto da oltre un anno.

Le marce sono partite dalle parrocchie di Kisangani al termine della Messa del mattino. I laici cattolici erano accompagnati dai loro rispettivi sacerdoti e dietro a una croce portata in processione hanno intonato canti religiosi percorrendo poche centinaia di metri prima di essere brutalmente bloccati dalla polizia nonostante si fossero inginocchiati a terra e con le mani alzate.

Per i congolesi residenti in Italia sono state ore di vera angoscia anche per l’impossibilità di mettersi in contatto con i propri familiari. Per tutta la giornata di domenica sono stati bloccati internet e i telefoni. Don Dieudonné Kambale Kasika, collaboratore della parrocchia del Santissimo Sacramento a Tor de’ Schiavi, è riuscito a contattare la famiglia solo nella tarda mattinata di ieri, lunedì 22 gennaio. «Mia mamma e i miei fratelli hanno partecipato alla marcia pacifica e fortunatamente stanno bene – dice visibilmente risollevato -. Nella mia città non ci sono state vittime ma c’è qualche ferito grave». Per lui è stato un «grande dolore» seguire la situazione a tanti chilometri di distanza. «Ho pregato e pianto tanto nella notte tra sabato e domenica – racconta -. Ero molto preoccupato soprattutto per mia mamma che sapevo avrebbe partecipato alla marcia. All’ultimo momento ho cambiato anche l’omelia che avevo preparato per la Messa del mattino. Ho raccontato quello che stava accadendo proprio in quel momento nella mia città». La vicinanza e l’affetto ricevuto da tutta la comunità parrocchiale che si è unita in preghiera per i cattolici congolesi, dai confratelli e dal parroco, don Maurizio Mirilli hanno confortato e aiutato don Dieudonné che si dice «commosso» dal sostegno ma anche «addolorato del fatto che poche notizie vengono diffuse su quanto avviene in questi ultimi mesi in Congo. Sui social si condividono tante notizie ma del Congo nessuno parla».

Proprio ieri intanto, 22 gennaio, alle 18.30 ora locale sono stati rapiti nella diocesi congolese di Butembo-Beni un prete, un meccanico, due agronomi e due allevatori. Ne dà notizia la stessa diocesi, via Messenger e Whatsapp. Il sacerdote si chiama Robert Masinda ed è della parrocchia di Bingo, a circa 12 chilometri dalla città di Beni. Sono stati rapiti all’uscita dalla fattoria dove lavorano e costretti ad abbandonare la loro automobile. «Conosco benissimo padre Robert – ha cofnermato all’Agenzia Sir il Comboniano padre Eliseo Tacchella, missionario a Butembo -: è  responsabile di un centro agricolo diocesano di autosostentamento, gemellato con la diocesi di Noto». I rapiti sono tutti congolesi.

23 gennaio 2018