Reina ai giornalisti: disarmare la comunicazione

L’apertura dell’evento giubilare – il primo dei 36 in programma nell’Anno Santo – a San Giovanni in Laterano. La Messa con il cardinale vicario e la liturgia penitenziale con padre Albanese, direttore dell’Ufficio comunicazioni sociali del Vicariato

Con la basilica di San Giovanni in Laterano a fare da cornice, si è aperto nel pomeriggio di oggi, venerdì 24 gennaio, il Giubileo del mondo della comunicazione, primo dei 36 grandi eventi dell’Anno Santo. Una folta rappresentanza del panorama mediatico mondiale, giornalisti, operatori, fotografi, è stata accolta dalla diocesi di Roma nella cattedrale “Madre e capo di tutte le chiese di Roma e del mondo”, dove il cardinale vicario Baldo Reina ha presieduto la Messa, nel giorno in cui la Chiesa fa memoria di san Francesco di Sales, patrono degli operatori della comunicazione. È iniziata così la tre giorni dedicata ai giornalisti che si concluderà domenica 26 gennaio e che prevede, sabato mattina, 25 gennaio, il passaggio della Porta Santa della basilica di San Pietro e l’udienza con Papa Francesco in Aula Paolo VI.

La celebrazione eucaristica è stata preceduta dalla liturgia penitenziale presieduta da padre Giulio Albanese, direttore dell’Ufficio per le comunicazioni sociali della diocesi di Roma. Oltre 60 i sacerdoti presenti per amministrare il sacramento della confessione e tantissimi i fedeli in fila. In occasione del pomeriggio di preghiera è stata portata in basilica la reliquia del cuore di san Francesco di Sales, solitamente custodita nel monastero delle visitandine di Treviso.

(foto: diocesi di Roma/Gennari)

Come da tradizione nella festa liturgica del patrono dei giornalisti, è stato diffuso il messaggio di Papa Francesco per la 59ª Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, sul tema “Condividete con mitezza la speranza che sta nei vostri cuori”, di cui sono stati letti alcuni passaggi durante la liturgia penitenziale. Nel testo Bergoglio rivolge ai giornalisti l’invito a essere comunicatori di speranza. Un’esortazione «molto forte», l’ha definita Reina, il quale, usando come metro di paragone il Vangelo della donna adultera, ha portato a riflettere su come deve porsi il comunicatore di speranza. «Facile puntare il dito anche davanti a una evidenza – ha detto -. Gesù non nega la verità ma se si vuole disarmare la comunicazione bisogna innanzitutto disarmare il cuore, senza ritenersi migliori o superiori agli altri». Per il porporato, il comunicatore che vuole servire la speranza e la verità non deve soffermarsi sull’errore commesso dal prossimo ma coltivare la speranza del “d’ora in poi”. «La speranza – ha affermato – è il bisogno di futuro che abbiamo tutti».

Da padre Albanese un invito alla conversione del cuore, che si deve rispecchiare anche nell’ambito lavorativo. «Il mondo della comunicazione nel suo complesso – ha detto – è terra di missione e dunque la conversione di cui stiamo parlando non può prescindere dal contesto professionale nel quale siamo chiamati a vivere la nostra avventura di credenti. Il rischio, sempre in agguato, è quello di tradire il dettato evangelico, diventando meschinamente “mercenari della parola di altri”, quella con la “p” minuscola».

(foto: diocesi di Roma/Gennari)

Il sacerdote comboniano ha sollecitato i giornalisti a chiedersi «se a volte il modo di comunicare – poco importa se ai lettori, al pubblico, alla società civile nel suo complesso – esprime la carità di Dio o se invece risponde a logiche pretestuose, mercantili, mondane, offensive, appunto contro Dio e contro l’uomo». L’esortazione è quella a essere portatori di una speranza che spesso si è «incapaci di comunicare».

24 gennaio 2025