Referendum costituzionale: informazione carente

Nella sede de La Civiltà Cattolica il dibattito sulla riforma. Per padre Occhetta i cittadini «non sanno nulla di quello che è successo» in parlamento

Nella sede de La Civiltà Cattolica il dibattito sulla riforma. Per padre Occhetta i cittadini «non sanno nulla di quello che è successo» in parlamento 

La Civiltà Cattolica, la rivista della Compagnia di Gesù, in attesa del referendum di ottobre, dopo il discusso articolo di padre Francesco Occhetta, sabato 21 maggio è tornata a parlare della riforma costituzionale attraverso una tavola rotonda nella sede della redazione. Protagonisti del dibattito Ugo De Siervo, ex presidente della Corte Costituzionale e firmatario dell’appello del “No”, e Franco Pizzetti, professore ordinario di Diritto Costituzionale all’Università di Torino e docente alla Luiss, sostenitore del “Sì”.

Padre Occhetta, introducendo gli interventi, è entrato subito nel vivo: «La Costituzione è una sorta di bussola che orienta il cammino di un popolo. Ma non è un testo sacro, accompagna l’evoluzione della cultura e respira il suo ossigeno», ha detto ribadendo la sua posizione favorevole alla riforma anche se, ha tenuto a specificare, riguardo la conferenza «l’abbiamo fissata prima dell’uscita dell’articolo della rivista, che ha avuto un’eco mediatica che ha prediletto lo slogan alle argomentazioni, ma che, come ha definito Alberto Melloni si è pronunciato con un “sì ma”».

Finora l’aspetto informativo, secondo
i relatori, è stato carente: «La gente non sa praticamente nulla di quello che è successo, il voto è arrivato per sfinimento dopo un lungo processo durato due anni, il 12 aprile scorso, dopo sei letture e 173 sedute in parlamento» ha ricordato Occhetta. La riforma costituzionale, così per come è stata approvata in parlamento, abolisce il bicameralismo perfetto istituendo un Senato delle autonomie formato da 100 componenti invece di 315 e modifica il rapporto tra Stato e Regioni.

Secondo De Siervo, in peggio: «il cattivo funzionamento delle istituzioni – ha spiegato l’ex presidente – non solo mette in gioco un valore eccezionalmente importante come il funzionamento della democrazia, ma può anche ridurre o peggiorare tutta una serie di diritti sociali, si pensi, solo per accennare ad un esempio, quanto lo svuotamento delle autonomie locali possa peggiorare la qualità dei servizi alle persone e degli interventi sul territorio». L’abolizione del Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro, secondo il giudice, creerebbe dei conflitti di attribuzione tra i compiti dello Stato e delle Regioni.

De Siervo è inoltre preoccupato da come si andrà a comporre il nuovo Senato: «non è assolutamente chiaro come i Consigli regionali potranno eleggere i senatori rispettando sia i risultati elettorali che la composizione dei Consigli», la questione relativa al risparmio, inoltre, poteva essere affrontata in modo diverso: «Si poteva ottenere lo stesso risultato decurtando del 10% l’indennità dei parlamentari, ma non è stato fatto»

Di tutt’altro avviso Pizzetti.
Secondo il professore infatti «il ruolo del Senato come Camera che rappresenta le istituzioni territoriali rende queste e, di conseguenza anche l’articolazione territoriale della Repubblica prevista dall’articolo 114 della Costituzione, ben più centrali di quanto accadeva precedentemente». Il bicameralismo come l’abbiamo conosciuto, ha ammesso, sarebbe destinato a sparire: «Insomma, è certamente vero che è venuto meno il bicameralismo paritario, caratterizzato non solo dal fatto che entrambe le Camere davano e negavano la fiducia al governo, ma anche dal fatto che entrambe le Camere avevano la medesima rappresentanza direttamente elettiva del corpo eletto», ma i timori riguardanti l’esercizio della democrazia non sarebbero fondati: «Non verrebbero meno, pur all’interno di un bicameralismo asimmetrico, forti collegamenti di carattere paritario fra i due rami del Parlamento».

Due letture diverse,
secondo le quali attraverso la riforma si può «andare verso un nuovo e sgangherato accentramento statale» oppure «garantire l’unità rispettando le autonomie». Una decisione che deve essere presa, ha ribadito Pizzetti «senza alcuna visione personalistica o di partito».

 

23 maggio 2016