Reddito di cittadinanza, i dubbi dell’Alleanza contro la povertà

«Se fosse costruito in modo sbagliato se ne pagherebbero le conseguenze per generazioni», avvertono le associazioni confluite nella rete. La richiesta: assegnare ai servizi sociali comunali la regia della misura. Tutti i “nodi” in un documento

È stato presentato ieri, 4 dicembre, il documento “Non perdiamo questa occasione. I dubbi dell’Alleanza contro la povertà in Italia sul Reddito di cittadinanza”. L’occasione da non perdere, avvertono le associazioni confluite nella rete a cui si deve il documento, è «l’annunciata introduzione di una misura destinata all’intera popolazione in povertà assoluta», cioè il Reddito di cittadinanza (Rdc), con uno stanziamento adeguato all’impresa. E qui arriva il primo campanello d’allarme: «Se il Rdc fosse costruito in modo sbagliato se ne pagherebbero le conseguenze per generazioni», con la conseguenza ulteriore di «delegittimare la lotta alla povertà».

Anche far partire da aprile la nuova misura, disegnata «in totale discontinuità rispetto al Rei (Reddito d’inclusione) adesso vigente», a livello locale «porterebbe al caos: non solo si azzererebbe il lavoro faticosamente svolto finora – con la sperimentazione del Sostegno all’inclusione attiva prima e con l’introduzione del Rei dopo – ma si assegnerebbero ai Centri per l’impiego compiti di cui oggi non sono in grado di farsi carico». A livello locale infatti, secondo gli estensori del documento, «gli unici attori a detenere le competenze necessarie per affrontare la multidimensionalità della povertà sono i servizi sociali comunali». A essi dunque va assegnata «la regia della misura», nella valorizzazione di tutti i soggetti che sul territorio possono fornire «le molteplici risposte di cui i poveri hanno necessità».

Secondo le associazioni dell’Alleanza contro la povertà infatti al momento «si delinea il pericolo di rendere il Reddito di cittadinanza un ibrido: una politica contro la povertà per quanto riguarda i beneficiari (tutti i poveri assoluti), ma un politica contro la disoccupazione rispetto agli interventi messi in campo». La povertà però, avvertono, è una realtà molto più complessa della mancanza di lavoro e «una simile scelta priverebbe i poveri di quell’insieme di risposte di cui l’inclusione lavorativa, seppur cruciale, è solo una parte».

5 dicembre 2018