Recalcati: il sentimento e «lo splendore del mondo»

Lo psicoanalista a Santa Maria in Montesanto per l’incontro su “Icone dell’assenza. La psicoanalisi e il sacro”. Il rapporto tra la materia e il Logos dell’invisibile nell’arte

Potrebbe essere il quadro “La notte stellata” di Van Gogh a racchiudere con efficacia in un’immagine il contenuto della lectio magistralis che lo psicoanalista Massimo Recalcati ha tenuto venerdì sera, 7 ottobre, nella basilica di Santa Maria in Montesanto. È infatti sul binomio “polvere e stelle” che si è incentrato l’intervento dell’esperto nel riflettere su “Icone dell’assenza. La psicoanalisi e il sacro”, «portando la sua sapienza in questa basilica, che torna a riempirsi dopo il tempo del Covid e a essere luogo di cultura oltre che di culto, laddove la bellezza e l’arte sono poste al centro», come ha detto nel suo saluto iniziale don Walter Insero, rettore della chiesa di piazza del Popolo.

A partire dalla constatazione che i grandi psicoanalisti come Freud e Lacan «non hanno risparmiato critiche severissime alla religione, alla luce di uno scientismo positivista per cui la psicoanalisi si presenta una dottrina tradizionalmente atea», Recalcati ha sottolineato come tale «lettura del sentimento religioso, che vede con Freud nella religione delle nevrosi dell’umanità, è molto riduttiva» perché si limita a considerare la fede «una fuga infantile dall’asprezza della vita, immaginando un mondo nell’aldilà che dovrebbe riscattare gli ultimi», e a considerare Dio «uno scudo e un riparo per cui il sentimento religioso sarebbe improntato dalla paura della vita e della morte». Per Recalcati Freud sbaglia perché «cade nell’errore di fare una lettura religiosa della religione» senza tenere conto che «nella Bibbia non c’è mai una critica all’ateismo quanto al dogmatismo e al fanatismo» ossia «c’è una critica alla follia umana di pensarsi come Dio, compiendo una deificazione dell’uomo».

Ecco allora la proposta di Recalcati di leggere «in modo non idolatrico e allo stesso tempo non infantile il sentimento religioso» a partire «non dalla paura della morte né dalla constatazione che siamo effimeri come la polvere, richiamando la visione del libro del Qohelet, ma dallo splendore del mondo, dalla bellezza del luminoso» che spinge l’uomo «alla preghiera di lode e di ringraziamento, come ha fatto san Francesco con il suo Cantico delle creature». In questo modo la religione «non ha più a che fare con la fuga dalla realtà ma con un attaccamento e una fedeltà alla terra, come ha scritto Nietzsche – sono ancora le parole di Recalcati -, che richiama la linea di Papa Francesco per cui la vita è pienezza e la povertà è il segno del riconoscimento che la ricchezza è dall’altra parte». Alla luce di ciò, ha continuato l’esperto, «se applichiamo questa visione del sentimento religioso all’arte possiamo individuare due forme di spirituale nell’arte stessa. Da una parte quella dell’astrattismo di Kandinsky, in cui il quadro rappresenta ciò che non è visibile e allora il compito spirituale dell’arte è emancipare il quadro dalla gabbia della materialità; dall’altra, quella “anti-Kandinsky” di Caravaggio, di Morandi, di Van Gogh e anche di Claudio Parmiggiani, uno dei maggiori pittori viventi, che sanno calare il Logos dell’invisibile nella materia».

Dell’artista emiliano, Recalcati ha presentato in particolare «le “delocazioni” ossia dei quadri fatti con la cenere, bruciando gli pneumatici e generando un fumo denso che si posa sugli oggetti», per riprendere quello che «fa la polvere con i mobili e in generale con le cose su cui si accumula: lascia un’impronta che rimane al ritiro dell’oggetto, pensiamo a quando si svuota una casa per un trasloco». I segni dei contorni degli oggetti rimossi che restano sulle pareti equivalgono a «polvere che diventa luce: è l’assenza che diventa forma sublime di una presenza», ha spiegato Recalcati. Ecco allora la chiave di lettura offerta dall’arte: «La polvere è il “resto” della vita, è ciò che rimane – ha spiegato lo psicoanalista -, come la luce della stella che proviene di fatto da un corpo celeste morto, che però rimane vivo. Noi siamo circondati da morti: persone che se ne sono andate, amori finiti, ideali falliti ma le stelle morte continuano a brillare. La stella è morta ma noi vediamo la luce e il passato genera forza per l’avvenire». Da qui due le conclusioni di Recalcati: «Non c’è contrapposizione tra la visione dell’uomo secondo l’Antico Testamento, per cui è polvere e polvere tornerà ad essere, e quella del Nuovo Testamento, che ci definisce fatti a luminosa immagine e somiglianza di Dio». Ancora, l’osservazione secondo cui anche la psicoanalisi agisce come fa l’arte di Parmiggiani: «Lavoriamo sul passato, da ritirare e da togliere, per fare emergere l’impronta della luce».

10 ottobre 2022