Rebibbia: proteste ma nessun positivo

Parla il Garante dei detenuti del Lazio Stefano Anastasia: nel settore femminile alcuni casi tra medici e infermieri. Sullo “Svuotacarceri” dati non confortanti

Ancora ieri, 30 marzo, proteste, «per quanto pacifiche», nel carcere di Rebibbia Nuovo Complesso. A parlarne è il Garante dei detenuti del Lazio Stefano Anastasia. «C’è un clima di preoccupazione», riferisce, informando anche della «preoccupazione nel carcere femminile, dove sono stati riscontrati alcuni casi di positività al virus tra medici e infermieri addetti a quell’istituto». Al momento, prosegue, «siamo in attesa del responso dei tamponi fatti nei confronti delle detenute che nei giorni scorsi hanno avuto un contatto con questi sanitari ma intanto possiamo dire ai detenuti e ai loro familiari che al momento non ci sono casi di detenuti positivi al virus nel Lazio».

Riguardo invece al decreto approvato ormai due settimane fa, che contiene una procedura semplificata per l’accesso all’esecuzione della pena nel proprio domicilio, Anastasia parla di «dati assolutamente non confortanti». Per il Garante, si tratta di una misura «essenziale non solo per svuotare le carceri ma per fare effettiva prevenzione alla diffusione del virus in carcere». 300 le richieste partire solo da Rebibbia, in tutto circa 600 quelle inviate alla magistratura di sorveglianza dalle carceri di tutto il Lazio. «Di queste, solo 53 sono state accolte; a Rebibbia solo 12. Con questi numeri . è la tesi del Garante – non c’è possibilità di intervenire seriamente sulla popolazione detenuta e quindi l’ipotesi di una diffusione del virus in carcere può veramente trasformarsi in una cosa di difficile gestione». Di qui l’appello al Parlamento e al governo «perché adottino misure realmente incisive che possano essere applicate subito a gran parte dei detenuti che scontano pene brevi o sono alla fine della loro pena».

31 marzo 2020