Razzismo, Vincenziani: «Non vogliamo né dobbiamo rimanere insensibili»

La voce del movimento mondiale composto da oltre 4 milioni di fedeli e 160 istituzioni ecclesiali. «Continueremo a stare accanto agli ultimi»

«Come Famiglia Vincenziana non vogliamo né dobbiamo rimanere impassibili di fronte alla discriminazione che milioni di persone subiscono oggi a causa del colore della pelle, dell’origine, del sesso, dell’orientamento sessuale, delle convinzioni o della cultura». Inizia con queste parole la dichiarazione del movimento mondiale fondato da San Vincenzo de’ Paoli – composto da oltre 4 milioni di fedeli e più di 160 istituzioni ecclesiali – sul tema della discriminazione razziale, diffuso in questi giorni dopo le proteste dilagate in tutto il mondo in seguito agli ultimi arresti violenti effettuati dalla polizia negli Usa, ai danni di persone di colore. A cominciare da quello di George Floyd, afroamericano di 46 anni, a Minneapolis, il 25 maggio scorso, per continuare con quello di Rayshard Brooks, ad Atlanta, nei giorni scorsi.

Il razzismo, avvertono i Vincenziani, «è un cancro che corrode la nostra società ed è presente in ogni Paese del mondo e in ogni società. Non è solo un’enorme offesa rivolta a una persona, ma è anche un insulto all’umanità e alla dignità di ogni essere umano, e un peccato gravissimo». Il presupposto è la fede in Dio, «che ci ha creati tutti uguali e suoi figli». Proprio per questo, il razzismo «è l’esatto opposto della fede in Dio che ci ha dato la vita. Come cristiani, seguiamo le orme di Gesù Cristo che non ha mai fatto distinzioni tra le persone e ha trattato tutti con dignità e rispetto».

Da parte loro, i membri della Famiglia Vincenziana assicurano la continuità nell’impegno «al fianco dei più dimenticati della nostra società e, tra di loro, soprattutto di coloro che subiscono qualsiasi tipo di discriminazione». E ricordano l’insegnamento del fondatore, san Vincenzo de’ Paoli, secondo cui dobbiamo amare il prossimo semplicemente perché il nostro prossimo è «l’immagine di Dio e l’oggetto del suo amore». Di qui l’impegno a «servire gli esclusi, i bisognosi, i senzatetto, tutti coloro che per qualsiasi motivo subiscono un trattamento discriminatorio. Ci impegniamo – si legge ancora nella dichiarazione – a rafforzare le nostre azioni e ad adottare misure affinché nessuno debba subire molestie o morire a causa della discriminazione. Ci impegniamo ad alzare la voce là dove siamo presenti per denunciare queste ingiustizie». Ancora, «ci impegniamo a dare voce a coloro che sono esclusi e discriminati, affinché possano essere protagonisti della propria storia».

I figli e le figlie di san Vincenzo de’ Paoli non hanno dubbi: «Il razzismo – affermano – non può manifestarsi nella nostra società, né in alcuna istituzione pubblica o privata, e deve essere combattuto con forza. Il male che provoca non solo colpisce la persona che viene maltrattata e persino uccisa ma corrompe e distrugge il tessuto sociale e disumanizza le relazioni, generando odio irrazionale». A «tutte le autorità» va quindi l’appello ad «adottare misure concrete per garantire che non si ripetano casi di segregazione, razzismo, trattamento differenziato e violenza contro qualsiasi persona, dovuti a qualsiasi tipo di discriminazione. La vita umana è importante – è la conclusione -, indipendentemente dal colore della pelle, del sesso, dall’orientamento sessuale, dalle convinzioni o dalla cultura».

17 giugno 2020