Rapporto scuola cattolica: «Costruire reti territoriali per l’orientamento»

La componente più cospicua nel panorama delle scuole cattoliche rimane sempre la scuola dell’infanzia che attualmente rappresenta da sola il 71,8% di tutte le scuole cattoliche

È stato dedicato all’orientamento scolastico il XVI rapporto del Centro studi scuola cattolica, presentato sabato scorso, 18 ottobre, e pubblicato dall’Editrice La Scuola. Nel rapporto viene analizzata la situazione di «sofferenza» della scuola primaria cattolica che ha visto negli ultimi anni un calo sia nel numero degli istituti che degli iscritti. Le scuole paritarie, che fino a qualche anno fa erano oltre 14mila, nel 2013-2014 risultano essere – come testimonia il rapporto – 13.818. In totale, le scuole cattoliche italiane contano attualmente 667.487 studenti, 403.402 dei quali nella scuola dell’infanzia e 264.234 in quella primaria e secondaria.

La componente più cospicua nel panorama delle scuole cattoliche rimane sempre la scuola dell’infanzia che attualmente rappresenta da sola il 71,8% di tutte le scuole paritarie e il 64,8% delle scuole cattoliche. Un’altra criticità evidenziata nel rapporto è quella delle disparità di cui soffrono le scuole del Centro-Sud rispetto a quelle del Nord. Se le scuole primarie paritarie di ispirazione cristiana nel Nord Italia sono 3.753, infatti, nel Meridione si contano solo 1.830 istituti e a malapena 848 nel Centro Italia.

«L’orientamento non può essere ridotto a un intervento circoscritto ai momenti di passaggio da un ciclo di studi all’altro o attivato solo in funzione dell’inserimento nel mondo del lavoro. Perché si tratta dell’azione di accompagnamento che la scuola, attraverso i suoi insegnanti, compie nei confronti di ogni alunno, testimoniando la cura educativa che è propria delle scuole cattoliche». Lo ha detto il direttore del Centro studi per la scuola cattolica, Sergio Cicatelli .

«La scuola cattolica ha davanti a sé alcune sfide che non può ignorare – ha ricordato Cicatelli – poiché è ormai necessario sia praticare una didattica più orientativa che spostare l’attenzione dai contenuti disciplinari ai loro effetti sugli alunni. Bisogna introdurre forme di tutorato orientativo per dimostrare che la relazione personale fra gli alunni è fondamentale e soprattutto – ha concluso – vanno coinvolte maggiormente le famiglie attraverso la costruzione di reti territoriali per l’orientamento».

 

20 ottobre 2014