Raid di Israele contro obiettivi di Hezbollah in Libano

Nelle ultime 24 ore, colpito più volte il territorio libanese, in «risposta al fuoco» contro lo Stato ebraico. Saliti a 31 intanto i soldati israeliani morti a Gaza. I ministri degli Esteri del G7: «Soluzione a due Stati rimane l’unica via verso una pace giusta, duratura e sicura»

Bombardati più volte, nelle ultime 24 ore, obiettivi di Hezbollah nel territorio libanese. Il portavoce delle Forze di difesa israeliane (Idf) Daniel Hagari ha riferito nella tarda serata di ieri, 7 novembre, che gli aerei da guerra delle Idf hanno colpito, tra le altre cose, «un magazzino, posizioni di lancio, infrastrutture e siti in cui si trovano mezzi tecnologici». In ogni caso, si è trattato di «risposte al fuoco» contro lo Stato ebraico e contro «un obiettivo aereo sospetto» rilevato in territorio israeliano.

Un attacco aereo mirato ha ucciso nella notte anche il capo della produzione di armi di Hamas, Mohsen Abu Zina, «uno dei principali sviluppatori di armi di Hamas» ed «esperto nello sviluppo di armi strategiche e razzi utilizzati dai terroristi», lo definisce il portavoce militare, parlando anche dell’eliminazione, sempre nella notte, di «una cellula terroristica che progettava di lanciare missili anti tank contro i soldati».

Proprio tra i soldati, sale il bilancio delle vittime: 31 i militari israeliani morti dall’avvio dell’operazione di terra a Gaza. Ad aggiornare i dati è l’esercito, aggiungendo che ci sono anche tre soldati che sono stati feriti in modo grave durante i combattimenti di ieri. La polizia di Tel Aviv informa invece che sono stati identificati i corpi di 843 cittadini israeliani uccisi nell’attacco di Hamas dello scorso 7 ottobre ai kibbutz di frontiera.

La guerra tra Israele e Hamas è al centro anche della dichiarazione congiunta rilasciata dai ministri degli Esteri dei Paesi del G7, riuniti a Tokyo. «Condanniamo inequivocabilmente gli attacchi terroristici di Hamas e altri in tutto Israele iniziati il 7 ottobre 2023, nonché gli attacchi missilistici in corso contro Israele – si legge nel documento -. Sottolineiamo il diritto di Israele a difendere sé stesso e il suo popolo in conformità con il diritto internazionale nel tentativo di prevenire che ciò si ripeta». E ancora: «Chiediamo il rilascio immediato di tutti gli ostaggi senza precondizioni». Dall’altra parte, «l’aumento della violenza estremista commessa dai coloni contro i palestinesi è inaccettabile, mina la sicurezza in Cisgiordania e minaccia le prospettive di una pace duratura».

Da Tokyo, i ministri si dicono «più uniti che mai nel perseguimento della pace internazionale, della sicurezza, e prosperità. Ribadiamo – proseguono – la nostra forte opposizione a qualsiasi tentativo unilaterale di modificare lo status pacificamente stabilito dei territori con la forza o la coercizione in qualsiasi parte del mondo. Tali tentativi minano lo stato di diritto, che protegge tutte le nazioni, soprattutto quelle vulnerabili, così come la sicurezza globale e la dignità umana. I membri del G7, insieme ai partner della regione – assicurano -, stanno lavorando intensamente per evitare che il conflitto si inasprisca ulteriormente e si diffonda più ampiamente. Stiamo anche lavorando insieme, anche imponendo sanzioni o altre misure, per negare ad Hamas la capacità di raccogliere e utilizzare fondi per compiere atrocità».

Guardando al futuro, «i membri del G7 sono impegnati a lavorare a stretto contatto con i partner per preparare soluzioni sostenibili a lungo termine per Gaza e il ritorno a un processo di pace più ampio in linea con i parametri concordati a livello internazionale», evidenziano i ministri degli Esteri, sottolineando che «una soluzione a due Stati, che prevede che Israele e uno Stato palestinese vivano fianco a fianco in pace, sicurezza e riconoscimento reciproco, rimane l’unica via verso una pace giusta, duratura e sicura».

All’attenzione dei rappresentanti del G7 anche «il peggioramento della crisi umanitaria a Gaza», per far fronte alla quale si richiede «un’azione urgente. Tutte le parti – osservano – devono consentire sostegno umanitario senza ostacoli per i civili, compresi generi alimentari, acqua, cure mediche, carburante, rifugi e accesso per gli operatori umanitari. Sosteniamo pause umanitarie e corridoi per facilitare l’assistenza necessaria con urgenza, il movimento dei civili e il rilascio degli ostaggi – aggiungono -. Anche ai cittadini stranieri deve essere consentito di continuare a partire».

Sottolineata infine «l’importanza della protezione dei civili e del rispetto del diritto internazionale, in particolare del diritto internazionale umanitario. Dal 7 ottobre, i membri del G7 si sono impegnati con ulteriori 500 milioni di dollari per la popolazione palestinese, anche attraverso le agenzie Onu e altri attori umanitari – si legge ancora nella dichiarazione finale -. Chiediamo ai Paesi nel mondo di unirsi a noi in questo sforzo. Accogliamo con favore la conferenza internazionale del 9 novembre a Parigi sulla situazione umanitaria».

8 novembre 2023