Ragazzi con disabilità, il lavoro verso l’autonomia

Il racconto dell’esperienza di una serata con la cena preparata da disabili coinvolti in percorsi di tirocinio formativo. Progetti che favoriscono l’integrazione sociale

Una serata di luna piena, un casale in mezzo al verde, tanti tavoli con un servizio impeccabile… chi potrebbe immaginare che in un simile scenario si nasconda la serata più divertente di una primavera già estiva… eppure vi posso assicurare che il clima è stato assolutamente gioioso, da ridere fino alle lacrime! Tutto comincia con un semplice invito: il mio carissimo amico Roberto mi dice: appuntamento al Casale per la cena di qualifica dei ragazzi con disabilità (più o meno grandi!) di tre associazioni che hanno curato la preparazione della scuola alberghiera. Non mancherò! Ma non sapevo a cosa.

L’evento è stato curato fin nei minimi dettagli da un prof. che non ha mai perso di vista i suoi ragazzi, servizio impeccabile, duo strumentale (musica e canto) a far da sfondo al clima francamente raffinato, i protagonisti in tiro con la loro divisa da chef tutt’altro che in erba, portate raffinate dall’antipasto al dolce (già dal gustoso tortino di zucchine si prefigurava un menu assolutamente prelibato), un susseguirsi di piacevoli sorprese… e gli interventi degli chef che hanno strappato applausi per la loro genuinità, fino al riconoscimento dell’attestazione di qualità! Meritatissima!

In realtà ciò di cui maggiormente mi premeva parlarvi è ciò che è avvenuto dopo, quando sembrava stabilirsi un clima di acquiescenza fra i commensali, se vogliamo anche un po’ appagati tra la gradevolezza della serata e qualche lieve fumo dell’alcol, generoso nella sua semplicità, allorché notavo che i protagonisti della serata si erano dati appuntamento vicino allo spazio musicale per ballare al ritmo di melodie note anni Settanta, Ottanta, Novanta… “A Robè! ‘Namo!” E ci si ritrova in una frenesia musicale che dal twist fa un giro che sembra gradevolmente interminabile fino al mitico trenino al ritmo di samba (chi non l’ha ballato almeno una volta a Capodanno?), un lunghissimo trenino che sembrava poterci condurre verso il miraggio dell’Isola Che Non C’è.

Ma l’Isola c’è, e produce frutti davvero apprezzabili. Nei ragazzi è palpabile la gioia per i risultati raggiunti, la soddisfazione per il riconoscimento pubblico, la consapevolezza della qualità del menu proposto. Senza tralasciare la buona organizzazione del servizio ai tavoli. Le associazioni impegnate nella realizzazione di percorsi formativi per la disabilità svolgono un lavoro che riesce a trasformare in realtà le linee di indirizzo della Legge soprannominata del “dopo di noi”.

La legge “Dopo di Noi”, ovvero la legge n. 112/2016 si propone di promuovere e favorire il benessere, l’inclusione sociale e l’autonomia delle persone con disabilità; obiettivo principale è quindi favorire l’autonomia delle persone affette da grave disabilità e di evitare il ricorso, spesso ancora obbligato, all’assistenza sanitaria. Attraverso la formazione in percorsi di tirocinio formativo si riesce a realizzare progetti che favoriscono l’integrazione sociale e, soprattutto, la prospettiva di un’attività regolarmente retribuita sulla base di un contratto lavorativo riconosciuto.

Obiettivo primario della normativa è quello di diminuire l’assistenzialismo e di favorire l’indipendenza dei disabili. Tra i progetti possibili rientrano quelli di co-housing, ovvero programmi residenziali in abitazioni o gruppi che riproducono le condizioni abitative e relazionali della casa d’origine. Tutto ciò che possa mirare ad assicurare un percorso di vita dignitoso per chi non possiede le stesse risorse dei soggetti “normali” e rischia di avere soltanto il sostegno dei genitori e dei familiari per la sussistenza. La serata che vi ho descritto ci riporta in una dimensione in cui l’impegno profuso per la formazione di persone con disabilità rende il centuplo a chi vive con loro l’esperienza della condivisione. (Roberto Rossi, neuropsichiatra infantile)

27 giugno 2022