Raffaello Sanzio e la domanda sulla bellezza

Dedicato all’artista urbinate il primo evento in presenza dopo il lockdown organizzato dal Servizio diocesano per la cultura e l’università, all’Orto Botanico

Immaginandolo passeggiare sulla vicina via della Lungara e sapendolo impegnato nel suo lavoro per diverso tempo nella prossima Villa Farnesina, il Servizio per la cultura e l’università della diocesi ha voluto ambientare la serata dedicata a Raffaello Sanzio, venerdì 9 ottobre, nella cornice dell’Orto Botanico, alle pendici del Gianicolo. L’evento, il primo in presenza dopo il lockdown e fruibile anche in streaming attraverso i canali social di Radiopiù, «apre ufficialmente le attività di quest’anno – ha detto Francesco D’Alfonso, addetto dell’Ufficio del Vicariato, che ha moderato la serata -, ripartendo da dove ci eravamo interrotti: la celebrazione dei 500 anni dalla morte di Raffaello, avvenuta nella notte tra il 6 e il 7 aprile del 1520».

Incontro su Raffaello, a cura dell'ufficio cultura, Andrea Lonardo, orto botanico 9 ottobre 2020Il pittore e architetto di Urbino «ha aperto per primo la questione di che cos’è la bellezza, e che cos’è davvero l’arte – ha detto all’inizio del suo intervento monsignor Andrea Lonardo, direttore del Servizio diocesano -, valorizzando l’armonia del corpo maschile e femminile», tanto che «ancora oggi, nel voler fare un complimento a una donna, le si dice: “Sei bella come una Madonna di Raffaello”». Per questa sua attenzione alla proporzione, alla forma e al canone del bello, ha spiegato ancora Lonardo, «l’artista, giudicato privo di tormento, è stato rifiutato dalla cultura moderna, abituata a usare l’arte per denunciare ciò che è marcio, turpe, malvagio», mentre Raffaello, «consapevole che l’uomo è da sempre alla ricerca di un senso, ci interroga su una questione di fondo, cioè se esiste la bellezza nel mondo». Si tratta «di una bellezza nella quale lui crede e che vuole raccontare recuperando un legame con il mondo classico, che riscopre e valorizza», tanto da «dare vita a un Umanesimo e a un Rinascimento romani, e non solo fiorentini, come in genere siamo abituati a pensare. Del resto, è a Roma che Papa Giulio II chiama ad operare i tre giganti: Bramante, Michelangelo e, appunto, Raffaello», ha sottolineato ancora Lonardo.

Incontro su Raffaello, a cura dell'ufficio cultura, Andrea Lonardo, orto botanico 9 ottobre 2020Il grande amore per la cultura classica accompagna il pittore urbinate fino alla fine, tanto da «chiedere nel suo testamento, primo tra tutti gli artisti, di essere sepolto al Pantheon, dando indicazioni affinché sopra la sua tomba venisse posta la statua della Madonna». A dire che per Raffaello la cultura dei greci e dei latini «doveva essere unita ai valori del cristianesimo – ha illustrato Lonardo -, certo che la bellezza classica fosse preparatoria alla venuta di Cristo». Così le opere realizzate in Vaticano, «le famose Stanze di Raffaello, che oggi ammiriamo ai Musei Vaticani – ha continuato il sacerdote -, che sono poi il motivo per cui venne chiamato a Roma dal pontefice, non sono semplice espressione di propaganda del potere». In particolare, Lonardo ha considerato la Stanza della Segnatura, l’allora biblioteca di Giulio II e il primo degli ambienti vaticani a essere dipinto da Raffaello, notando come «la parete che ospita la Scuola di Atene, rappresentazione non tanto dei singoli filosofi ma della disciplina filosofica, è fronteggiata dall’affresco che raffigura la Teologia», perché «il sapere classico e antico non viene superato dalla fede ma cammina verso Cristo, per giungere al trionfo dell’Eucaristia».

Incontro su Raffaello, a cura dell'ufficio cultura, Andrea Lonardo, orto botanico 9 ottobre 2020 Incontro su Raffaello, a cura dell'ufficio cultura, Andrea Lonardo, orto botanico 9 ottobre 2020

 

 

 

 

 

 

Allora l’ideale del Rinascimento che Raffaello ha fatto proprio «consiste nell’idea che la bellezza viene dal Cielo» e questo è testimoniato anche dall’opera di architetto dell’urbinate, che «dal 1514 al 1520 fu, con orgoglio, sovrintendente della Fabbrica di San Pietro», ha osservato Lonardo. Guardando in particolare alla Cappella Chigi di Santa Maria del Popolo, il direttore del Servizio del Vicariato ha illustrato che «Raffaello ne disegnò la cupola e progettò la realizzazione di due statue raffiguranti la Risurrezione», mostrando ancora una volta che «non basta la bellezza per salvare il mondo».

12 ottobre 2020