In Quaresima contro i demoni di sfiducia, apatia e rassegnazione
Francesco ha celebrato la Messa del mercoledì delle Ceneri a Santa Sabina all’Aventino. È tempo per fermarsi «un poco» per guardare e contemplare «il volto concreto di Cristo crocifisso per amore di tutti»
Tempo forte, «tempo propizio» per correggere gli «accordi dissonanti della nostra vita cristiana», in attesa della «speranzosa notizia della Pasqua del Signore». Come da tradizione, la Quaresima del Papa inizia, almeno dal VI secolo nella forma delle “Stazioni romane”, nella basilica di Santa Sabina all’Aventino. Dopo la “colletta”, recitata a Sant’Anselmo, la processione penitenziale si è diretta verso la grande chiesa paleocristiana custodita dai frati domenicani dove, nel corso della Messa, Francesco ha benedetto e imposto le ceneri.
La Quaresima è «tempo opportuno» per «vincere sfiducia, apatia e rassegnazione; demoni che cauterizzano e paralizzano l’anima del popolo credente»; un tempo per tornare «senza paura alle braccia desiderose di tuo Padre ricco di misericordia che ti aspetta». È tempo per fermarsi «un poco» – ha detto il Papa nell’omelia – per guardare e contemplare «il volto concreto di Cristo crocifisso per amore di tutti senza esclusione». Francesco propone tre verbi, tre azioni da mettere in pratica per evitare il «raffreddamento» dei cuori: «fermati, guarda, ritorna». Bisogna innanzitutto fermarsi; lasciare «questo obbligo di vivere in modo accelerato che finisce per distruggere il tempo della famiglia; dell’amicizia, dei figli, dei nonni, della gratuità… di Dio».
Bisogna fermarsi «un poco – ha esortato il Papa – davanti alla compulsione di voler controllare tutto, sapere tutto, che nasce dall’aver dimenticato la gratitudine per il dono della vita e per tanto bene ricevuto». Bisogna guardare «ai volti vivi della tenerezza e della bontà di Dio» o a quelli dei «nostri bambini e giovani carichi di futuro e speranza, carichi di domani e di potenzialità che esigono dedizione e protezione». Guarda ai «volti dei nostri anziani solcati dal passare del tempo: volti portatori della memoria viva della nostra gente». E ancora: i volti dei malati e «di tanti che se ne fanno carico», quelli «pentiti di tanti che cercano di rimediare ai propri errori» lottando per cercare di «trasformare le situazioni e andare avanti».
Bisogna infine ritornare «senza paura» alla «casa di tuo Padre» a «sperimentare la tenerezza risanatrice e riconciliante di Dio». È lì che il Signore guarisce «le ferite del peccato» e compie «la profezia fatta ai nostri padri» di darci un cuore nuovo, uno spirito nuovo: «“toglierò da voi il cuore di pietra e vi darà un cuore di carne”». Questo è il tempo «per lasciarsi toccare il cuore… rimanere nella via del male – ha concluso il Papa – è solo fronte di illusione e di tristezza», perché la «vera vita è qualcosa di diverso, e il nostro cuore lo sa bene. Dio non si stanca né si stancherà di tendere la mano».
15 febbraio 2017