Quando le banche formano il “buco nero dello sviluppo”

Andrea Baranes, della fondazione Responsabilità Etica, all’incontro di Caritas: «Bisogna prepararsi, in arrivo una nuova bolla speculativa»

Andrea Baranes, della fondazione Responsabilità Etica, all’incontro di Caritas: «Bisogna prepararsi, in arrivo una nuova bolla speculativa»

«A Dijsselboem, che ha detto oggi che noi Paesi del Sud abbiamo buttato i soldi per ubriacarci e andare a donne, quindi non meritiamo di stare in Europa, bisognerebbe far sapere che con i soldi di noi cittadini europei abbiamo salvato le banche tedesche, francesi e guarda un po’, anche olandesi, che avevano prestato allegramente alla Grecia». Questo il commento di Andrea Baranes, presidente della Fondazione Culturale Responsabilità Etica, della rete di Banca Etica, alle parole pronunciate dall’olandese presidente dell’Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, in un’intervista alla Frankfurter Allgemeine Zeitung.

«Non puoi spendere tutti i soldi per alcol e donne e poi chiedere aiuto» la frase che sta suscitando l’indignazione generale, a cui ha fatto riferimento Baranes intervenendo mercoledì sera all’incontro “Il buco nero dello sviluppo” organizzato nell’ambito del Corso Introduttivo alla Solidarietà Internazionale della Scuola di Educazione alla Pace e alla Mondialità di Caritas. «Qual era la reale situazione? – ha proseguito Baranes – Dobbiamo guardare i debiti della Grecia. L’Italia dalla Grecia doveva avere 0, come altri Paesi. Le banche, in primo luogo di Francia e Germania, erano indebitate per miliardi di euro. Adesso le banche sono state salvate con decine di miliardi, circa 80 la sola Francia, e i debiti sono a carico degli Stati. Oggi noi italiani abbiamo crediti verso la Grecia per decine di miliardi».

Quello della Grecia, ha proseguito, è solo uno dei casi legati alla speculazione. «Oggi L’1% della popolazione mondiale è più ricco del restante 99%. Negli ultimi anni l’espansione dell’economia per la prima volta ha portato ad arricchirsi solo la parte più ricca e la restante ad impoverirsi». I più grandi attori sui mercati finanziari di questo disastro, ha spiegato, non sono gli Stati, ma le banche, i fondi pensione, i fondi di investimento, e le assicurazioni. La finanza di per sé non è una cosa cattiva: «dovrebbe essere una cosa utile, un intermediario tra chi ha i soldi e chi ne ha bisogno. Invece è stata utilizzata per fare altri soldi».

I soldi, come è accaduto con i famosi mutui subprime degli Usa, vengono regolarmente utilizzati in progetti rischiosi o nocivi per l’ambiente e le persone. Per l’esperto, dopo quella americana del 2007-2008, non manca molto all’esplosione della prossima “bolla”: «Alla fine la cosa che dà un po’ di speranza anche se fa arrabbiare è che per la gran parte sono soldi nostri. Però non abbiamo nessun controllo». Sono molte le domande che bisognerebbe farsi: «La banca cosa ci fa con questi soldi? Se vi dicessi dammi 100 euro e me li vado a giocare alle corse dei cavalli, se vinco te li ridò sennò no, voi me li dareste? Oppure conosco questo dittatore, facciamo un business sul traffico di mine antiuomo? Spero, credo che nessuno di voi me li presterebbe. I miei soldi sul mio conto corrente la banca li usa per il territorio o finiscono alle Isole Cayman?». Banca Etica, fa sapere, attualmente è l’unica che pubblica sul suo sito tutti i finanziamenti che concede.

«Se non ci piace questo casinò finanziario, cambiamolo». Per Baranes diventa sempre più urgente controllare i flussi dei capitali: «Dal basso i nostri soldi e dall’alto alcune regole», ribadisce. Da diversi anni porta avanti la campagna “zerozerocinque” per controllare le transazioni: «Serve una tassa sulle transizioni finanziare, controllo sui paradisi fiscali, introdurre la separazione tra banche commerciali e banche di investimento. Da una parte c’è una spaventosa lobby finanziaria. Dall’altra dobbiamo far sentire la nostra voce per cambiare le cose».

23 marzo 2017