“Protect”, per la salute di richiedenti e titolari di protezione internazionale

Screening per le patologie del distretto testa-collo per 3.023 pazienti. Polimeni (Sapienza): «Percorso privilegiato che ha migliorato la qualità della vita»

Sono stati oltre 3mila i pazienti sottoposti a uno screening nell’ambito del progetto “Protect”, concluso lo scorso ottobre, relativo alle patologie del distretto testa-collo (odontoiatrico, oftalmologico, otorinolaringoiatrico e maxillo-facciale), che ha avuto la finalità di sperimentare un modello di intervento sanitario di prossimità mediante unità mobili. L’obiettivo: tutelare la salute dei richiedenti e titolari di protezione internazionale in condizione di vulnerabilità mediante un ciclo di 4 visite specialistiche a occhi, orecchi, naso e gola, per un totale di 12.092 prestazioni mediche erogate gratuitamente.

Cofinanziate da Unione europea e ministero dell’Interno, le attività di prevenzione e cura hanno visto il coinvolgimento dell’Azienda ospedaliera-universitaria Policlinico Umberto I, in partenariato con Inail e Sapienza, oltre a quello di 56 associazioni di volontariato attive a Roma e nel Lazio, e hanno interessato in particolare 2.058 pazienti di sesso maschile (68,2%) e 965 di sesso femminile (31,8%) la cui età media è di 31 anni. Lo Stato più rappresentato è risultato essere la Nigeria, con 307 migranti visitati, seguito da Bangladesh (227), Pakistan (165), Somalia, Mali e Senegal.

Il progetto si è rivelato di fondamentale importanza perché «se da un lato si evidenziano alti tassi di problematiche del distretto testa-collo tra i migranti e i richiedenti asilo, in modo particolare odontoiatriche – spiega padre Venanzio Milani, presidente dell’Associazione comboniana servizio emigranti e profughi (Acse) -, dall’altro il sistema di accoglienza e i servizi territoriali risultano impreparati e inadeguati a rispondere con efficienza a tali esigenze». L’obiettivo primario è stato perciò quello di «assicurare un contesto di accoglienza e cura di alta qualità grazie a team di operatori specializzati – sono ancora le parole del religioso -, rafforzando la capacità di enti e Asl del territorio di gestire gli interventi, garantendo inoltre sostegno specialistico ai lavoratori nei momenti difficili o di crisi».

Nei locali dell’Associazione comboniana «sono stati visitati 960 pazienti grazie alle prestazioni di 9 odontoiatri, 4 otorinolaringoiatri e 6 oculisti – dice Mauro Capocci, coordinatore clinico dell’Acse -. Le persone che hanno usufruito di questo servizio si sono sentite accolte pur in un posto lontano da casa e credo che il concetto di integrazione parta proprio da gesti come questi, che permettono di fare intravedere la speranza, lasciando alle spalle un passato difficile per poter costruire un presente e un futuro migliori». Dello stesso parere Antonella Polimeni, rettrice della Sapienza e responsabile scientifico del progetto, che osserva come «dal punto di vista socio-sanitario la creazione di un percorso privilegiato ha sicuramente provocato un miglioramento della qualità della vita di questi pazienti dopo la risoluzione dei disagi, spesso legati a sintomatologie dolorose acute di natura infiammatoria o infettiva, se non a problematiche più gravi intercettate precocemente». La responsabile parla inoltre di «una magnifica esperienza di vita, che ha permesso di confrontarci con realtà che passano spesso sotto traccia fino a diventare invisibili, ma che ci hanno spinto ad ottenere risultati da considerarsi però solo un nuovo punto di partenza».

13 gennaio 2021