Prostituzione, fino a 10mila euro di multa per i clienti
Presentata alla Camera la proposta di legge firmata da Caterina Bini. Dalla Comunità Papa Giovanni XXIII arriva la campagna “Questo è il mio corpo”
Presentata alla Camera la proposta di legge firmata da Caterina Bini. Dalla Comunità Papa Giovanni XXIII arriva anche la campagna “Questo è il mio corpo”
È stata presentata oggi, mercoledì 13 luglio, alla Camera dei deputati la proposta di legge per l’introduzione di «sanzioni per chi si avvale delle prestazioni sessuali di soggetti che esercitano la prostituzione» di cui è prima firmataria Caterina Bini (Pd), e che ha immediatamente raccolto l’adesione di molti deputati dei diversi schieramenti. «Con l’introduzione del reato di acquisto di servizi sessuali – si legge nella proposta – si mira a eliminare la prostituzione in quanto essa incentiva la tratta di esseri umani e viola la dignità delle donne. Attraverso il dispositivo proposto si interviene direttamente sulla domanda, cioè sui clienti. Resta, naturalmente, esclusa la punibilità della persona che abbia esercitato la prostituzione, in quanto essa è riconosciuta come vittima sia degli sfruttatori e dei trafficanti, sia dei clienti». Concretamente, si chiede di aggiungere un capoverso all’articolo 3 della legge 20 febbraio 1958 n. 75 (la cosiddetta legge Merlin) in cui si specifica l’entità delle sanzioni per i clienti: da 2.500 a 10mila euro, salvo che la condotta non costituisca reato più grave. In caso di reiterazione del reato, la proposta prevede che il fatto sia punito con la reclusione fino a un anno e con una ulteriore multa da 2.500 a 10mila euro. La pena detentiva e pecuniaria potrebbe, però, essere sostituita su richiesta del condannato con quella del lavoro di pubblica utilità.
Già alla fine del 2003 fu depositata presso la Camera dei deputati una prima proposta di legge d’iniziativa popolare (mai discussa) che mirava alla repressione della domanda, prevedendo la punibilità del cliente. In pochi mesi l’associazione Comunità Papa Giovanni XXIII – che in 25 anni ha tolto dalla strada 7mila donne – raccolse 110mila firme. Oggi, in concomitanza con la presentazione, la comunità fondata da don Oreste Benzi lancia la campagna “Questo è il mio corpo” per chiedere l’approvazione della proposta dell’onorevole Bini. «Il traffico di esseri umani è la terza industria illegale (a livello mondiale) per fatturato – ricordano dalla Comunità -: è la forma del vecchio commercio degli schiavi, e le vittime sono soprattutto donne e bambini». Si tratta di un fenomeno sommerso, che sfugge a indagini sistematiche, per cui è possibile solo fare delle stime: sarebbero 21 milioni le vittime dei tratta nel mondo, di cui il 49 per cento donne e il 33 per cento minori (le bambine sono 2/3 dei minori trafficati). Il 53 per cento di queste persone è trafficato a scopo di prostituzione. L’80 per cento di donne costrette a prostituirsi denuncia violenza fisica, il 60 per cento stupro.
E in Italia? Nel nostro Paese si stima che siano tra le 75mila e le 120mila le donne che si prostituiscono. Il 65 per cento è in strada, il 37 per cento è minorenne, tra i 13 e i 17 anni. Provengono da Nigeria (36 per cento), Romania (22 per cento), Albania (10,5 per cento), Bulgaria (9 per cento) e Moldavia (7 per cento), le altre da Ucraina, Cina e altri Paesi dell’Est. Nove milioni sono i clienti, con un giro d’affari di 90 milioni di euro al mese. «Le donne che si prostituiscono soffrono degli stessi disturbi psicologici dei veterani di guerra – spiegano dalla Comunità -. Uno studio dell’università della California ha evidenziato che il 68 per cento soffre di Ptsd, sindrome da stress post traumatico 175.
«Le vittime – continuano – appartengono alle categorie vulnerabili, in condizioni sociali ed economiche sfavorevoli. Riteniamo debba essere superato e accantonato il punto di vista di chi vorrebbe difendere la libertà sessuale di chi va con le prostitute, perché si tratta di una “libertà” esercitata nei confronti di una persona che non è libera e non ha scelta: soggetti deboli, a volte poco più che adolescenti, privati dei documenti, sradicati dal loro Paese, non in grado di difendersi e reagire. Donne vendute, costrette con la forza o “esportate” con l’inganno. Per questo il contrasto alla prostituzione va affrontato dal punto di vista del cliente: è la domanda che fa il mercato, che dà impulso alla tratta e allo sfruttamento. È la domanda che alimenta la schiavitù». La Papa Giovanni porta come esempio il “modello nordico” in essere in Svezia, Finlandia, Norvegia, Islanda, Irlanda del Nord e Francia, che punisce il cliente. «I numeri attestano che questo è un sistema efficace: in Svezia il numero di persone che prostituiscono è diminuito del 65 per cento in seguito all’applicazione della legge, in Norvegia del 60». (Ambra Notari)
13 luglio 2016