Il Senato dice sì al “Rosatellum”

L’Aula ha approvato con 214 sì, 61 no e 2 astenuti, la nuova legge elettorale. L’opposizione del Movimento 5 Stelle. Renzi: «Polemiche ridicole. Avrei voluto un altro meccanismo ma meglio questo del sistema di prima»

L’aula del Senato ha approvato, con 214 sì, 61 no e 2 astenuti, la nuova legge elettorale nella versione licenziata dalla Camera dopo il superamento, a fatica, dei cinque voti di fiducia chiesti ieri, mercoledì 24 ottobre, dal governo, l’ultimo dei quali con 145 voti a favore, 17 contrari, nessun astenuto; presenti in aula 172, votanti 162. Il testo, che prevede un sistema misto proporzionale-maggioritario, ora è legge.Modificata sostanzialmente la maggioranza che sostiene l’esecutivo: fuori formalmente i parlamentari del Movimento democratico e progressista (Mdp) di Bersani; dentro, di fatto, quelli di Ala (Alleanza liberalpopolare-autonomie), il gruppo parlamentare di Denis Verdini. Hanno votato a favore Pd, Ap, Ala, Fi, Lega, Gal, Autonomie e vari senatori del gruppo Misto. Contro si sono espressi M5s, Mdp, Fdi, Si. Nel Pd, non hanno votato in dissenso Vannino Chiti, Massimo Mucchetti, Claudio Micheloni, Walter Tocci e Luigi Manconi.

Lo scontro politico intanto si è alzato, sia in aula che nelle piazze. Sempre ieri il Movimento 5 Stelle, la principale forza di opposizione alla riforma, ha manifestato sia dentro Palazzo Madama che in piazza della Rotonda. «Abbassate le bandiere, qui stiamo facendo una battaglia per tutto il popolo italiano – le parole di Beppe Grillo -.  Non dico che con questa piazza fermeremo la legge elettorale, ma vi dico: stanno facendo una legge perché scientificamente nessuno vinca le lezioni per poi fare il governo dell’inciucio. Ma devono raggiungere il 51% dei seggi e oggi quel 51% non ce l’hanno neppure col binocolo. Noi saremo l’unica certezza per poter formare un governo dei cittadini». Critico sul percorso per giungere alla riforma l’ex capo dello Stato Giorgio Napolitano che ha fra l’altro parlato di indebite pressioni sul premier Gentiloni. Quindi ha concluso: «Mi pronuncio, con tutte le problematicità e le riserve che ho motivato, per la fiducia al governo Gentiloni, per salvaguardare il valore della stabilità e proseguire le riforme». «Ridicole», per il segretario Pd Matteo Renzi, le «polemiche di chi si è imbavagliato in piazza». Entrando poi nel merito della legge elettorale ammette: «Avrei voluto un altro meccanismo, comunque molto meglio il Rosatellum del sistema di prima, quello che Calderoli ha definito una porcata».

26 ottobre 2017