Profughi, gli Scalabriniani contro le barriere in Europa

I padri missionari contro l’Austria: «Con il suo muro frena il cammino unitario dell’Europa. No a qualsiasi divisione o discriminazione»

I padri missionari contro l’Austria: «Con il suo muro frena il cammino unitario dell’Europa. No a qualsiasi divisione o discriminazione» 

Dopo l’avvio, da parte dell’Austria, dei lavori di costruzione della barriera del Brennero, arriva la condanna dei Missionari scalabriniani: «I Paesi membri dell’Ue modifichino l’approccio mostrato finora verso l’emergenza migratoria, collaborando davvero in forma unitaria per attuare al più presto il piano di redistribuzione dei migranti e richiedenti asilo in arrivo», prendendo atto «che l’Europa è chiamata a essere sempre più multietnica, multiculturale e, per questo, più ricca».

«Ritenevamo che il 1989 avesse segnato
per sempre la fine dei muri dell’Europa moderna, quando la popolazione di Berlino si strinse di nuovo la mano dopo troppi anni di divisione. Ora è l’Austria che, pur sminuendo la drasticità della propria iniziativa definendola ‘management del confine’, ha deciso di costruire un nuovo muro, vicino all’Italia, frenando il cammino unitario dell’Europa», osserva padre Gianni Borin, superiore dei missionari scalabriniani operanti in Europa e Africa.

I Missionari scalabriniani continuano, da un lato, a chiedere «l’abbattimento di ogni muro, di ogni divisione o discriminazione, come ribadito costantemente, e a voce alta, da papa Francesco»; dall’altro lato richiamano quanto già sancito nella prima parte della Carta di Lampedusa (2 febbraio 2014): «Non può essere accettata nessuna divisione tra gli esseri umani tesa a stabilire, di volta in volta, chi, a seconda del suo luogo di nascita e/o della sua cittadinanza, della sua condizione economica, giuridica e sociale, nonché delle necessità dei territori di arrivo, sia libero di spostarsi in base ai propri desideri e bisogni, chi possa farlo soltanto in base a un’autorizzazione, e chi, infine, per poter compiere quello stesso percorso, debba accettare di subire pratiche di discriminazione, di sfruttamento e violenza anche sessuali, di disumanizzazione e mercificazione, di confinamento della propria libertà personale, e rischiare di perdere la propria vita».

 

15 aprile 2016