Profughi, allarme Unicef: «Tra Macedonia e Grecia migliaia di bambini bloccati»

La denuncia della «disastrosa situazione» ai valichi lungo la rotta balcanica. «Non possono andare avanti e non possono tornare indietro»

La denuncia della «disastrosa situazione» ai valichi lungo la rotta balcanica. «Non possono andare avanti e non possono tornare indietro»

«I bambini non possono vivere gli incubi di queste ore». Il portavoce di Unicef Italia Andrea Iacomini commenta la situazione esplosa ai valichi di frontiera lungo la rotta balcanica percorsa da migliaia di migranti e i fatti delle ultime ore, con «bambini migranti disperati dal nord al sud dell’Europa, da Calais a Idomeni». Sono «la rappresentazione finale di un fenomeno che ha le sue radici nella fuga da conflitti che la comunità internazionale non è riuscita a risolvere, che sono cresciuti in intensità e violenza nel corso degli anni, che noi come Unicef abbiamo sempre denunciato e su cui l’Europa ha dimostrato grande fragilità».

Parole, quelle di Iacomini, che non lasciano spazio a recriminazioni. «Tutti, ripeto, tutti gli Stati protagonisti della chiusura dei confini o che hanno eretto “muri antistorici” hanno ratificato la Convenzione sui Diritti dell’infanzia e dell’adolescenza». Le immagini e gli episodi dei giorni e dei mesi passati «sono la prova inconfutabile di una sua grave violazione. È inaccettabile».

L’appello all’Italia è a porre la questione «in tutte le sedi e i luoghi opportuni», perché i Paesi che hanno violato il trattato se ne assumano la responsabilità. «Nessuno deve toccare questi bambini innocenti: non meritano di aggiungere ai propri traumi da fuga altre e indelebili ferite». In uno scenario che, evidenzia ancora il portavoce di Unicef Italia, «ha le forme e le caratteristiche di qualcosa che l’Europa e il mondo ha già vissuto nella seconda guerra mondiale. Non possiamo accettarlo – conclude -, non può accadere in Europa o, come ha dichiarato il ministro degli Esteri Gentiloni, sarà il baratro».

Migliaia i piccoli bloccati, nelle ultime ore, in particolare nella ex Repubblica Jugoslava di Macedonia e in Grecia, in una grave situazione di stress, a rischio di abusi e di contrarre malattie o intossicati dai gas lacrimogeni lanciati dalla polizia. Nel caos e nella confusione, denunciano gli operatori Unicef, i bambini sono stati costretti a dormire all’aperto in condizioni difficilissime per oltre una settimana, non hanno accesso ai servizi di base, come docce e cibo adeguato. Le famiglie rischiano di dividersi, e i bambini sono stati bloccati fuori dai centri di transito o per ore nei treni senza una chiara meta. «Quello a cui assisto qui è vedere bambini piccoli, sotto i 5 anni, incastrati tra due recinzioni», ha dichiarato Jesper Jensen, coordinatore Unicef per l’emergenza a Gevgelija, nell’ex Repubblica Jugoslava di Macedonia. «Non possono andare avanti e non possono tornare indietro. Hanno bisogno di protezione e riposo e hanno bisogno di sapere cosa li aspetta».

In questo quadro, in rapida evoluzione, nei centri di transito di frontiera nella ex Repubblica Yugoslava di Macedonia l’Unicef sta aumentando la sua risposta umanitaria. L’obiettivo: facilitare l’accesso all’acqua e ai servizi igienici, in particolare per i minorenni e i bambini piccoli; fornire kit per l’igiene personale e cibo per i bambini e le loro famiglie. «Nessun bambino – ribadisce Jensen – dovrebbe passare la notte senza riparo e senza accesso ai servizi di base». L’Unicef rinnova l’appello per un approccio unitario e coordinato da parte di tutti i governi lungo le rotte di transito primarie e nei Paesi di destinazione.

2 marzo 2016