Prevenzione suicidio: il servizio del Bambino Gesù
L’iniziativa dell’Ospedale pediatrico in collaborazione con alcune Asl del Lazio. Progetti per i pazienti e le loro famiglie. Vicari: «Un centro di riferimento»
Nella Giornata mondiale per la prevenzione del suicidio, che si celebra oggi, 10 settembre, l’Ospedale pediatrico Bambino Gesù predispone un servizio dedicato all’assistenza per l’autolesionismo e alla prevenzione del suicidio in età evolutiva, in collaborazione con alcune aziende sanitarie del Lazio, con progetti terapeutici di alta specialità per i pazienti e per le loro famiglie. Il suicidio, spiegano dalla struttura della Santa Sede, è la seconda causa di morte nei giovani di età compresa tra i 15 e i 24 anni e l’autolesionismo colpisce in Europa circa 1 adolescente su 5. E «le misure restrittive durante la pandemia da Sars-Cov2 hanno impattato significativamente sulla salute mentale dei bambini e degli adolescenti portando a un aumento delle richieste di aiuto per le forme più gravi di psicopatologia: l’autolesionismo e, appunto, il comportamento suicidario».
Un’emergenza, questa, alla quale il Bambino Gesù risponde con un percorso clinico di alta assistenza per l’autolesionismo e la prevenzione del suicidio in età evolutiva, predisposto dalla sua struttura di Neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza, in collaborazione con varie Asl della Regione Lazio, in particolare con la collaborazione dei Servizi di Neuropsichiatria infantile di Asl Roma 1, Asl Roma 5 e Asl di Viterbo. Le convenzioni con le Asl, spiegano, permetteranno un graduale passaggio della presa in carico del paziente critico dal Centro di alta assistenza ospedaliero ai Servizi di Neuropsichiatria infantile e adolescenziale territoriali, garantendo una continuità terapeutica tramite confronti clinici e collaborazione continua con le figure di riferimento
«Il tasso di suicidio annuo a livello mondiale è pari a circa 11 persone ogni 100mila abitanti (fonte OMS)», informano dalla struttura della Santa Sede. In concreto, è l’1,5 % di tutte le cause di morte e la seconda causa di morte tra i giovani di età compresa tra i 15 e i 24 anni. «Numerosi studi scientifici documentano che l’incidenza del suicidio e la prevalenza dei comportamenti suicidari è aumentata sia in alcuni paesi europei che in Usa, soprattutto tra gli adolescenti. Tale aumento sembra essere correlato a una generale tendenza all’aumento dei disturbi dell’umore in età evolutiva nei Paesi ad alto reddito». Questa correlazione, spiegano, è ampiamente riconosciuta nella popolazione adulta e recenti studi confermano una significativa correlazione tra la presenza di una depressione grave e il tentativo di suicidio tra i 12 e i 26 anni di età. «L’identificazione precoce con diagnosi accurate e il trattamento integrato della depressione è un intervento preventivo di primaria importanza per ridurre il rischio di suicidio in età evolutiva».
Tra il 2011 e il 2018, stando ai dati raccolti al Bambino Gesù, il numero delle consulenze effettuate in urgenza da specialisti neuropsichiatri dell’infanzia e dell’adolescenza (Npia) per ideazione suicidaria, tentativo di suicidio e comportamenti autolesivi nei giovani di età compresa tra i 10 e i 18 anni, è aumentato di 20 volte. E le misure restrittive adottate nella pandemia di Covid hanno portato a un ulteriore aumento delle richieste di aiuto per l’autolesionismo e il comportamento suicidario. «Al Bambino Gesù il numero delle consulenze specialistiche per ideazione suicidaria e tentativo di suicidio è quasi raddoppiato». Basti pensare che nel mese di aprile 2020 il 61% delle consulenze neuropsichiatriche ha riguardato fenomeni di ideazione suicidaria e tentativi di suicidio (rispetto al 36% dell’aprile 2019). A gennaio 2021, durante la seconda ondata pandemica, il 63% delle consulenze è stato effettuato per ideazione suicidaria e tentativo di suicidio (rispetto al 39% del gennaio 2020), con un conseguente aumento delle ospedalizzazioni per le stesse problematiche che sono passate dal 17% nel gennaio 2020 al 45% del totale nel gennaio 2021. Ancora, comportamenti autolesivi (soprattutto lesioni da taglio) sono stati rilevati nel 52% dei ricoveri di gennaio 2021, in aumento rispetto al 29% dell’anno precedente.
La gestione clinica post-dimissione di questi pazienti, proseguono gli specialisti del Bambino Gesù, risulta spesso complessa, caratterizzata da stati critici intermittenti che portano a nuovi accessi al Pronto Soccorso e spesso a ricoveri ripetuti. Un fenomeno che sovraccarica i servizi ospedalieri dedicati all’urgenza e aumenta il rischio di cronicizzazione dei disturbi psichiatrici a esordio in età evolutiva. È in questo contesto che nasce il percorso clinico di alta assistenza per l’autolesionismo e la prevenzione del suicidio in età evolutiva, che «si offre come centro di riferimento con lo scopo di prendere in carico rapidamente i bambini e gli adolescenti che giungono al Pronto Soccorso per ideazione suicidaria, tentativo di suicidio o comportamento autolesivo, avviando quanto prima un inquadramento diagnostico ed un trattamento integrato farmacologico per il paziente e psicoterapeutico per l’intero nucleo familiare», sottolinea Stefano Vicari, responsabile di Neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza del Bambino Gesù. «Questo modello di presa in carico – aggiunge – permette uno stretto monitoraggio dei ragazzi e delle loro famiglie nella fase acuta per ridurre il rischio di ripetuti comportamenti autolesivi, difficoltà gestionali per le famiglie e sovraccarico dei servizi ospedalieri dedicati all’urgenza».
Il Servizio del Bambino Gesù è integrato dalla linea telefonica 06.6859.2265 per le consulenze psicologiche urgenti, attiva tutti i giorni 24 ore su 24.
10 settembre 2021