Prevenzione degli abusi, il webinar di Ac, Csi e Papa Giovanni XXIII
L’appuntamento il 1° febbraio, su “Accogliere la vulnerabilità”, per il progetto Safe. Vinai (Tutela minori Cei): «Alla base l’ascolto delle persone ferite»
“Accogliere la vulnerabilità. Riparare le ferite degli abusi per promuovere ambienti sicuri”: riparte da qui il cammino del progetto Safe – co-finanziato dall’Unione Europea, realizzato dalle organizzazioni religiose italiane per promuovere la tutela dei minori e prevenire gli abusi sessuali -, con il secondo seminario online in programma per lunedì 1° febbraio alle 18. A organizzarlo, Azione cattolica, Centro sportivo italiano e Comunità Papa Giovanni XXIII. Interverranno come relatori don Claudio Burgio, cappellano del carcere minorile “Beccaria” di Milano e fondatore dell’associazione Kayros, e Claudia Mazzucato, docente di diritto penale all’Università Cattolica di Milano, moderati da Emanuela Vinai . L’evento sarà trasmesso sul canale YouTube della Papa Giovanni XXIII e sulle pagine Facebook delle tre associazioni impegnate nel progetto Safe, che ha l’obiettivo della formazione degli operatori delle associazioni al fine di riconoscere, segnalare e prevenire un abuso negli ambienti dove si svolgono attività educative e di accoglienza con minori e con persone vulnerabili.
«Ogni nostro tentativo di sanare le ferite e formare una cultura della prevenzione deve essere anzitutto fondato sull’ascolto delle persone ferite – afferma Emanuela Vinai, coordinatrice del Servizio tutela minori attivato dalla Cei -. Le vittime soffrono in modi diversi di conseguenze traumatiche a medio o lungo termine ed è a loro che deve essere rivolta la nostra piena attenzione»», afferma citando le parole di Papa Francesco. Dall’altra parte della barricata, prosegue la coordinatrice del Servizio Cei, «ci sono gli abusatori, i carnefici. Sono persone piene di rabbia, di angoscia per la consapevolezza di avere causato danni seri e profondi nelle vittime. Anche loro vanno guidati in percorsi di cura, accompagnati, recuperati in un tracciato di discernimento volto alla riparazione del dolore che hanno causato». Nell’analisi di Vinai, «alla luce della loro esperienza è importante che vengano coinvolti, con le modalità più opportune e prudenti, nelle attività e nei procedimenti che riguardano le persone ferite dagli abusi e le iniziative di accompagnamento. Su questo cammino, che è anche di riconciliazione, si innesta la prevenzione, volta ad evitare che il dramma possa ripetersi. Sanare le ferite – conclude – vuol dire ricostruire la persona nella sua struttura».
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