Il premio De Carli a Falasca (Avvenire) e Carvigiani (Tv2000)

Premiata anche Manuela Tulli (Ansa) per un reportage sul viaggio del Papa a Lesbo; il riconoscimento consegnato da una famiglia di rifugiati siriani. La medaglia per Benedetto XVI ritirata da padre Lombardi

L’operatore sistema il microfono, il cameraman sceglie l’inquadratura. Da una parte Giuseppe De Carli, dall’altra il cardinale Ratzinger. Prove prima di registrare un’intervista. Questo il video proiettato nel corso della cerimonia del premio “De Carli”, ieri pomeriggi, giovedì 14 dicembre. Ad aprire la consegna dei premi, la presentazione di una medaglia fatta coniare dall’associazione “De Carli” per il Papa emerito Benedetto XVI come segno dell’amicizia e della stima che legava Ratzinger e il giornalista.  A ritirare il riconoscimento padre Federico Lombardi. «Oggi la velocità dell’informazione danneggia profondità e ascolto, doti che De Carli aveva», ha sottolineato padre Lombardi, che di Benedetto XVI è stato portavoce negli anni del suo pontificato.

Il terzo premio è andato alla giornalista dell’Ansa Manuela Tulli per un reportage sul viaggio di Francesco a Lesbo nell’aprile del 2016. A consegnarlo proprio una delle famiglie siriane portate in Italia da Bergoglio di ritorno dall’isola greca. Poi sono state premiate Annamaria Salvemini di Padre Pio tv, Mimmo Muolo di Avvenire, Alessandra Buzzetti del tg5. Il primo premio è andato a Stefania Falasca di Avvenire per l’intervista a Bergoglio e ad Antonello Carvigiani di Tv2000 per un documentario sulla strage di Debre Libanos. Mentre ex aequo sono state premiate due giovani giornaliste: Ilaria Beretta di Mondo e missione ed Elisa Bertoli di Credere. Un premio alla carriera è andato allo spagnolo Antonio Pelayo di Antena3 tv.

L’evento è stato anche l’occasione per parlare dell’informazione religiosa e della comunicazione di Papa Francesco. Toccante la testimonianza di frate Giuseppe Giunti. «Circa dieci giorni fa ho fatto gli esercizi in un carcere dove sono collaboratori di giustizia. Il 6 dicembre è arrivato un nuovo detenuto e sono andato da lui. Mi ha aperto la camicia: aveva un rosario bianco. Mi ha detto: me lo ha dato il Papa. Mi ha lavato i piedi e mi ha guardato. Da quel giorno dopo trent’anni ho ripreso a pregare».

Bergoglio è un Pontefice da «guardare parlare», sottolinea Lucio Brunelli, direttore di tv2000. «Lo sguardo comunica la sua umanità. Il volto non bara». In lui c’è «forza e tenerezza». E una «semplicità» che lo rende familiare, vicino.  «È sicuramente il Papa più toccato della storia: i baci, gli abbracci, le strette di mano». Ma è anche un pontefice che è entrato da subito nelle conversazioni di tutti «in modo naturale e spontaneo», sottolinea Alessandro Gisotti, del coordinamento social media della Segreteria per la Comunicazione della Santa Sede. 43 milioni di persone lo seguono su twitter, 5 su Instagram. «La gente è toccata dai suoi gesti.  È un grande comunicatore perché è un testimone credibile. Tra dire e fare non c’è distanza», conclude Gisotti. Con lui parole dimenticate «come tenerezza, perdono, misericordia hanno trovato una nuova stagione», evidenzia Angeles Conde, corrispondente di RomeTv News Agency. E fotografarlo non è semplice, come racconta Evandro Inetti di Zumapress. «Il pollice alzato usato in udienza è stata una novità assoluta. Stravolge ogni etichetta. Ci induce a essere pronti perché può sempre fare sorprese».

15 dicembre 2017