Povertà, le proposte dell’Alleanza: più risorse per l’inclusione

Tra le richieste al governo, aumentare la quota del Fondo per i Comuni, consolidare programmazione delle Regioni e ruolo del terzo settore. «La riforma sarà credibile se si sapranno costruire percorsi duraturi»

Investire sui percorsi d’inclusione sociale sui territori, assumere figure professionali sociali qualificate laddove non ce ne siano e soprattutto fornire risorse adeguate affinché il Reddito di inclusione possa diventare realmente una misura universale e adeguata. Sono queste le richieste avanzate al governo dall’Alleanza contro la Povertà che ieri pomeriggio, 8 novembre, al Senato ha presentato un rapporto di valutazione sul Sia, il sostegno all’inclusione attiva, la cui sperimentazione  recentemente allargata a tutto il territorio nazionale verrà sostituita proprio dal Rei, il reddito di inclusione, a partire da gennaio 2018. Per le organizzazioni dell’Alleanza, sebbene siano stati previsti finanziamenti ulteriori per il Rei che porteranno la dotazione del Fondo povertà a 2.059 milioni annui nel 2018, 2.545 nel 2019 e 2.745 a partire dal 2020, nel disegno di legge di bilancio mancano ancora quegli scatti progressivi di risorse avrebbero permesso di giungere ad una misura universale e adeguata. «Poiché all’inizio della legislatura si partiva da zero – spiega l’Alleanza in un comunicato -, e alla luce del pluridecennale disinteresse della politica italiana nei confronti della povertà, si tratta di un risultato di indubbia portata. Bisogna darne atto a questo governo e a quello che l’ha preceduto».

Il ddl bilancio, tuttavia, ha accolto qualche proposta dell’Alleanza, come quella relativa al «superamento della categorialità a favore di una logica universalistica, secondo la quale non c’è una gerarchia fra i poveri, ma tutti sono uguali – spiega la nota -. Si prevede, infatti, il progressivo superamento delle categorie per l’accesso al Rei, cosicché lo potranno ricevere tutti i soggetti – oggi circa uno su due – che si trovano al di sotto delle soglie economiche attualmente previste». Ulteriore richiesta accolta, inoltre, riguarda l’incremento degli importi per le famiglie con cinque persone o più, che risultavano svantaggiate dal disegno iniziale della misura. Per l’Alleanza, però, il disegno di legge di bilancio ha bisogno ancora di qualche altre limatura, soprattutto per quel che riguarda le azioni da compiere sui territori. «L’Alleanza richiede che nel dibattito parlamentare siano introdotte le seguenti modifiche alla Legge di Bilancio – si legge nella nota -: elevare dal 15 al 20 per cento del Fondo povertà la quota dei finanziamenti destinati ai Comuni per la realizzazione dei percorsi d’inclusione sociale e prevedere la possibilità di utilizzare queste risorse per assumere in forma stabile figure professionali sociali qualificate laddove le piante organiche dei comuni risultassero deficitarie. La riforma sarà credibile solo a condizione di rendere effettiva, seppure in modo incrementale, la capacità dei servizi territoriali di costruire percorsi di integrazione personalizzati e duraturi».

Dal “Rapporto di Valutazione: dal Sia al Rei” presentato dall’Alleanza contro la Povertà, infatti, emergono alcune priorità su cui intervenire. I dati raccolti e analizzati dall’Alleanza suggeriscono in primo luogo di rafforzare le strategie di implementazione del Rei. «Auspichiamo un consolidamento del ruolo di programmazione delle regioni – si legge nella nota – e la costruzione di strategie ad hoc per fortificare le integrazioni possibili tra politiche attive del lavoro, istruzione, formazione professionale, salute e politiche sociali e per sostenere gli Ats a cui è affidata la gestione operativa della misura». Occorre anche consolidare la governance, spiega l’Alleanza, «attraverso il rafforzamento del ruolo del terzo settore e della società civile ed il coinvolgimento, da parte dei comuni, delle parti sociali nelle attività di progettazione». Fondamentale, inoltre, perseguire la strada dell’accountability e della trasparenza. «Occorre migliorare il rilascio periodico da parte di Inps e ministero del Lavoro e delle Politiche sociali di dati utilizzabili da amministrazioni pubbliche, attori del terzo settore, comunità dei ricercatori e media per alimentare un dibattito pubblico informato». Altra raccomandazione dell’Alleanza riguarda le linee guida sul Sia, su cui «è necessario integrare il focus del servizio sociale da intervento sulla singola presa in carico a promozione di opportunità a livello di comunità, concentrando le risorse professionali sui casi più fragili che maggiormente possono beneficiare di una presa in carico intensiva». Infine, occorre «riporre al centro la povertà minorile e giovanile, in particolare in alcuni contesti, e le strategie di rottura della trappola della povertà» e rafforzare le competenze. «Occorre prevedere soluzioni multiple (aggiornamento professionali, formazione sul lavoro, seminari congiunti, e-learning, ricerca-azione) per favorire la crescita di competenze e lo scambio di pratiche – spiega l’Alleanza -. Si auspica una valorizzazione delle iniziative migliori che soggetti pubblici e del terzo settore stanno realizzando sul tema».

9 novembre 2017