“Popoli fratelli”, per non sprecare l’opportunità della crisi

Inaugurato al Convention Center La Nuvola il 35° Incontro internazionale di dialogo e preghiera per la pace organizzato da Sant’Egidio. La parola chiave: “Insieme”

Un solo evento capace di suscitare diverse emozioni. Un centro congressi pieno come non si vedeva da tempo, emblema della ripartenza. Delegati rappresentanti delle differenti tradizioni religiose, segno di comunione e voglia di un dialogo collaborativo. Una platea variegata composta da persone comuni di tutte le età sedute accanto a personalità del mondo della cultura e delle istituzioni provenienti da 40 Paesi. Tutti consapevoli di essersi ritrovati in un mondo nuovo scosso dalla pandemia ma desiderosi di costruire il futuro insieme. Nel termine “insieme” c’è la chiave di volta del 35° Incontro internazionale di dialogo e preghiera per la pace “Popoli fratelli Terra futura” organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio che si è aperto ieri sera, 6 ottobre, nel Convention Center “La Nuvola”.

Si guarda al futuro, a come risanare le gravi ferite inferte dal coronavirus per rialzarsi, nello spirito di Assisi, tutti insieme, cattolici ed ebrei, buddisti e ortodossi, induisti e anglicani, comunità islamica sunnita e sciita e protestanti. Solo con l’amicizia e il dialogo sarà possibile «ricominciare su nuove basi per non sprecare l’occasione di questa crisi mondiale, perché diventi un nuovo inizio e non una storia di degrado o peggio che ci separi gli uni dagli altri», ha detto il presidente di Sant’Egidio Marco Impagliazzo. In questi anni «la simpatia nata tra le religioni rappresenta una novità unica nella storia» e forti di questa amicizia è importante «mostrare l’impegno per il bene comune in un tempo di divisioni, di ripresa del “noi” di fronte a tanti “io” prepotenti – ha aggiunto -. Lo dobbiamo ai più poveri, ai più vulnerabili, ai piccoli che soffrono».

Guardando al domani anche il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese ha cucito il suo intervento sulla parola chiave “insieme”, che «non esprime solo un invito alla condivisione ma che rimanda all’alleanza con le generazioni future, a cui dovremo consegnare il testimone e, con esso, la responsabilità di proseguire nel comune cammino». Dal ministro anche un plauso al lavoro della Comunità di Sant’Egidio «per il suo paziente lavoro di tessitura che, avvicinando in fraternità contesti e scenari lontani, fa sì che a donne e uomini provenienti dai più disparati angoli del mondo possa essere dato un futuro di dignità e di pace». Ha quindi ricordato «la felice esperienza dei corridoi umanitari», che ha definito «una delle migliori pratiche a livello mondiale nel vasto campo dell’immigrazione e dell’integrazione».

Conoscenza, comprensione e rispetto reciproco sono i tre pilastri su cui costruire il mondo post pandemico per il patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I, che celebra quest’anno il trentesimo anniversario della sua elezione. «Per riconoscere l’altro, dobbiamo innanzitutto “conoscere” l’altro nella sua interezza culturale, sociale, etica, religiosa, tradizionale – ha detto -. Conoscere l’identità dell’altro significa porsi in ascolto dell’altro, non per omogenizzarlo a un’unica identità globale ma per “comprendere” la sua specificità». È dall’unione della conoscenza e della comprensione che matura il rispetto reciproco. Se non si attueranno questi principi, avverte il patriarca, «le conseguenze saranno peggiori del mondo che abbiamo lasciato».

Per l’arcivescovo di Canterbury Justin Welby, primate anglicano, «ora che tutto è caduto in pezzi, abbiamo l’opportunità di cogliere questo tempo e di plasmarlo» per servire gli emarginati, curare l’ambiente ed essere uniti. Nahyan bin Mubarak Al Nahyan, ministro della Tolleranza e della Convivenza degli Emirati Arabi Uniti, ha ricordato lo «storico» documento sulla fratellanza umana firmato nel 2019 ad Abu Dhabi da Papa Francesco e dal grande imam di Al-Azhar Ahmad Al-Tayyeb. «Quello che ci unisce è maggiore di ciò che ci separa», ha aggiunto. L’interdipendenza dell’umanità il tema affrontato da Pinchas Goldschmidt, presidente della conferenza dei rabbini europei, mentre per lo Sheik vicario del Grande Imam di al-Azhar, Mohamed Al-Duwaini, «il mondo ha bisogno di costruire ponti di collaborazione e d’incontro tra i popoli».

7 ottobre 2021