Pontificia Università Lateranense: da 250 anni al servizio della formazione

L’inaugurazione dell’anno accademico – che ha dato il via alle celebrazioni per il giubileo – con De Donatis. L’invito: «Continuare a essere realtà aperta nel tempo»

La Pontificia Università Lateranense compie 250 anni, tutti spesi a servizio della ricerca e della formazione. «Un bel pezzo di storia» durante il quale l’università del Papa, come la definì san Giovanni Paolo II nella visita del 16 febbraio 1980, «ha visto scorrere gli avvenimenti che hanno interessato la vita degli uomini, fondando la sua continuità nel porsi al servizio dell’annuncio e della missione della Chiesa e della società con un impegno quotidiano di tutte le sue componenti, capace però di rinnovarsi e rispondere alla novità dei tempi». Lo ha detto il cardinale vicario Angelo De Donatis presiedendo questa mattina, 5 ottobre, nell’Aula magna dell’ateneo del quale è gran cancelliere, la Messa che ha dato il via alle celebrazioni per l’anno giubilare. L’invito rivolto dal porporato alla comunità universitaria è stato quello di «continuare a essere una realtà aperta nel tempo, in quest’oggi che stiamo vivendo, senza paure, con coraggio e pazienza. Solo così potrà continuare ad offrire il suo appassionato servizio. Che sia sempre un percorso che ci porti ad essere più veri nella vita».

Dal 1773 ​la missione della Lateranense – oggi presente in 14 Paesi con 29 sedi – è quella di formare ecclesiastici, consacrati e laici, offrendo percorsi di studio interdisciplinari e transdisciplinari per promuovere una cultura aperta al dialogo tra fedi e culture. Nel 2021 gli studenti iscritti all’università del Papa sono stati 1.868, la maggior parte dei quali, pari a 367, al Centro Lateranense Alti Studi. A seguire, con 358 iscrizioni, la facoltà di Diritto canonico e quella di Teologia (338). Gli immatricolati sono stati invece 278 e in questo caso la scelta primaria è ricaduta sulla facoltà di Teologia, con 84 nuove iscrizioni. Per quel che riguarda la tipologia degli studenti, i dati aggiornati al 2020 parlano di 626 laici, 402 ecclesiastici, 305 religiosi e 111 seminaristi.

Riflettendo sull’anno giubilare dell’università, De Donatis ha osservato che «guardando ai 250 anni di vita della Lateranense e al suo essere strumento di servizio del Papa e a servizio del Papa, ne riconosciamo una tradizione educativa per la Chiesa universale, che nasce nella Chiesa di Roma di cui è vescovo il romano pontefice». Citando Ignazio di Antiochia per il quale «la Chiesa di Roma presiede all’agape», il porporato ha sottolineato che «di questa agape, che è insieme carità e comunione, l’Università Lateranense è stata e rimane parte attiva, divenendone storia, grazie al patrimonio spirituale e culturale che costituisce la sua identità». Da un lato, ha detto il cardinale, la missione della Lateranense ​«è di essere il sale della terra, cioè dare nuovo slancio alla ricerca, perché nei contesti scientifici e culturali si possa dire: questo lo esprime l’Università Lateranense»; dall’altro, nel contesto attuale l’ateneo non deve puntare solo ad «approfondire la ricerca teologica, filosofica, giuridica, il tema della pace e del creato, ma a comporre e proporre soluzioni cristianamente ispirate alle urgenze che la Chiesa e il mondo vivono e che noi siamo chiamati ad affrontare».

Al termine della celebrazione eucaristica il vicario ha benedetto la nuova Sala dei consigli mentre il cardinale Mario Grech, segretario generale del sinodo dei vescovi, si è a lungo soffermato sul processo sinodale mondiale aperto da Papa Francesco il 9 ottobre 2021, giunto ora alla tappa continentale. Il sinodo, ha rilevato, è il «frutto maturo e buono del Concilio Vaticano II» e parlando dell’ultima tappa che si aprirà a breve ha spiegato che la decisione di restituire alle Chiese locali la sintesi del lavoro che sarà fatto a livello continentale «è un atto ecclesiale di carattere pienamente sinodale, un atto dovuto, perché il popolo di Dio resta sempre il soggetto della consultazione. È dalle Chiese locali che è partito tutto il processo del sinodo e a lì deve tornare la sintesi finale». Dal rettore Vincenzo Buonomo l’assicurazione che l’Università darà il suo contributo «ponendosi nel concetto di circolarità e di appartenenza, in uno spirito di comunione».

5 ottobre 2022