Pontificia Accademia per la vita: «Non può esserci “diritto” a sopprimere una vita»
Il riferimento è alla Francia, dove entra nella Costituzione il diritto all’interruzione volontaria di gravidanza. L’appello: «Passi concreti a favore di pace e giustizia sociale»
«Proprio nell’epoca dei diritti umani universali, non può esserci un “diritto” a sopprimere una vita umana». La Pontificia Accademia per la vita (Pav) interviene sul caso della Francia, dove il diritto all’interruzione volontaria di gravidanza entra nella Costituzione. «Il 29 febbraio – viene ricordato in una nota – la Conferenza episcopale francese ha ribadito che “l’aborto, che rimane un attentato alla vita fin dall’inizio, non può essere visto esclusivamente nella prospettiva dei diritti delle donne. Si rammarica che il dibattito avviato non abbia menzionato le misure di sostegno per coloro che vorrebbero tenere il proprio figlio”».
L’appello dell’organismo della Santa Sede allora, rivolto a tutti i governi e a tutte le tradizioni religiose, è a «fare del proprio meglio affinché in questa fase della storia la tutela della vita diventi una priorità assoluta, con passi concreti a favore della pace e della giustizia sociale, con misure effettive per un universale accesso alle risorse, all’educazione, alla salute. Le particolari situazioni di vita e i contesti difficili e drammatici del nostro tempo – sostengono dalla Pav – vanno affrontate con gli strumenti di una civiltà giuridica che guarda prima di tutto alla tutela dei più deboli e vulnerabili».
Per la Pontificia Accademia, la tutela della vita «è il primo obiettivo dell’umanità e può svilupparsi soltanto in un mondo privo di conflitti e lacerazioni, con una scienza, una tecnologia, un’industria a servizio della persona umana e della fraternità». Di qui il richiamo alle parole di Papa Francesco all’Udienza generale del 25 marzo 2020: «La difesa della vita non è un’ideologia, è una realtà, una realtà umana che coinvolge tutti i cristiani, proprio perché cristiani e perché umani. Si tratta di agire sul piano culturale ed educativo per trasmettere alle generazioni future l’attitudine alla solidarietà, alla cura, all’accoglienza, ben sapendo che la cultura della vita non è patrimonio esclusivo dei cristiani, ma appartiene a tutti coloro che, adoperandosi per la costruzione di relazioni fraterne, riconoscono il valore proprio di ogni persona, anche quando è fragile e sofferente».
5 marzo 2024