Pontificia Accademia di teologia: un pensatoio, orientato alla vita delle persone

Nuova sede, in via della Pigna. Il presidente Staglianò: «Progetto sapienziale e culturale». Pena Parra: «Teologia sempre più incarnata nei drammi dell’esistenza»

Un nuovo inizio e un rinnovato slancio nell’impegno a dare senso e sapore all’esistenza attraverso il sapere. Questo l’obiettivo dichiarato della Pontificia Accademia di teologia (Path) che ieri pomeriggio, 7 novembre, ha ufficialmente inaugurato la nuova sede di Palazzo Maffei Marescotti, a via della Pigna, tra largo di Torre Argentina e piazza della Minerva.

«Possiamo affermare che non viene soltanto aperta una nuova sede ma che viene inaugurata la sede della “nuova” Pontificia Accademia di teologia – ha detto il vescovo Antonio Staglianò, presidente della Path, aprendo il momento di studio sul ruolo della teologia nel pontificato di Papa Francesco -. I locali che ospitano l’Accademia ci permetteranno di attuare i nuovi ambiti di impegno sui quali la Path sta lavorando a seguito dell’adozione dei nuovi Statuti approvati dal pontefice».

Da qui la presentazione schematica di «un progetto teologico sapienziale e culturale» atto ad «aiutare la vita di fede delle persone» affinché «la testimonianza cristiana offra una visione dell’uomo che risulti resiliente di fronte ai tanti estetismi antropologici che sono nient’altro che vuoto, soprattutto tra i giovani», sono ancora le parole del presule. Una missione che «apre un’interlocuzione anche a chi crede di non credere, perché dobbiamo seguire l’umanità criticamente ossia dando spazio pubblico al dibattito teologico» così che «questa sede diventi un pensatoio orientato alla vita delle persone, mostrando quindi non solo un volto accademico ma un volto solidale».

Anche l’intervento di monsignor Edgar Peña Parra, sostituto per gli affari generali della Segreteria di Stato della Santa Sede, intitolato “Il Motu proprio Ad Theologiam promovendam alla luce di Praedicate Evangelium”, ha evidenziato come «la teologia non potrà più concepirsi come accademica ma dovrà avere sempre più un carattere sapienziale, analizzando i fatti della vita di tutti, per essere sempre più incarnata nei drammi dell’esistenza umana». Per questo Peña Parra vede nella nuova sede della Path «un trampolino di lancio e un riferimento per molti» e ne auspica dunque «una conversione missionaria per essere davvero al servizio dell’annuncio del Vangelo», sollecitandola a «fare una “teologia in uscita”, cioè aperta al mondo e alle sue sfide, e che corrisponde a una Chiesa missionaria». Per l’arcivescovo venezuelano il passaggio da compiere è quindi nella direzione di «una teologia contestuale, capace di leggere la realtà nei diversi ambienti sociali e culturali, ascoltando, dialogando e interagendo con la varietà delle istanze, perfino con chi si definisce ostile e con il mondo del razionalismo ateo: questa è una sfida per la luce del Vangelo».

Proprio dedicato al tema “Ripensare il pensiero. Il contributo della teologia a uno stile sapienziale” è stato l’intervento di monsignor Cesare Pagazzi, segretario del dicastero per la Cultura e l’educazione che coordina la Path. «È necessario un ripensamento del pensiero perché la sapienza sia frutto del pensiero e dell’intelligenza – ha detto -. La sapienza non ha nulla di astrattamente intellettualistico ma ha una valenza in senso pratico: è il “saper fare”, due azioni che di solito vengono presentate come opposte» e che in francese equivalgono al «savoir-faire, cioè l’agire con eleganza e disinvoltura non perché una cosa sia semplice ma perché lo è diventata grazie al sacrificio e all’impegno». Ancora, Pagazzi ha ripreso l’etimologia latina di “sapienza” osservando come si leghi «all’avere sapore», stabilendo quindi «una correlazione tra pensiero e senso del gusto» laddove allora «chi è sapiente è un soggetto che sa qualcosa e sa di qualcosa».

Affidate al teologo Giuseppe Marco Salvati, prelato segretario della Pontificia Accademia di teologia, le conclusioni. «Sono 3 i volti della Path – ha indicato -: scientifico, sapienziale e solidale». La prima dimensione implica «la necessità di praticare la teologia con un approccio maturo e critico», ha illustrato; la seconda dice che questo lavoro va compiuto «in modo non astratto e intellettualistico ma ricordando agli uomini le domande fondamentali di ognuno», mentre l’ultima implica il «rivolgersi a tutti, guardando alla luce di Dio che tutti accoglie, soprattutto gli ultimi».

8 novembre 2024