I politici che fomentano la paura dell’immigrato seminano violenza

Lo ha detto il Papa nel suo messaggio per la Giornata della Pace: «I governanti agiscano nei limiti stabiliti dal bene comune per permettere l’inserimento»

I migranti e i rifugiati sono «uomini e donne in cerca di pace». Lo devono ricordare i cittadini nei Paesi di destinazione e i governanti, invitati a praticare «la virtù della prudenza» per «accogliere, promuovere, proteggere e integrare» i migranti e rifugiati «stabilendo misure pratiche, nei limiti consentiti dal bene rettamente inteso»: è l’appello del Papa contenuto nel messaggio per la Giornata mondiale della pace che si celebra il primo gennaio, intitolato quest’anno “Migranti e rifugiati: uomini e donne in cerca di pace”. La pace, scrive Papa Francesco, «è un’aspirazione profonda di tutte le persone e di tutti i popoli, soprattutto di quanti più duramente ne patiscono la mancanza».

Ricorda ancora una volta gli oltre 250 milioni di migranti nel mondo, dei quali 22 milioni e mezzo sono rifugiati, tutti alla ricerca di «un luogo dove vivere in pace» a causa di guerra, fame, «discriminazioni, persecuzioni, povertà e degrado ambientale. Per trovarlo, molti di loro sono disposti a rischiare la vita in un viaggio che in gran parte dei casi è lungo e pericoloso, a subire fatiche e sofferenze, ad affrontare reticolati e muri innalzati per tenerli lontani dalla meta. Ci sarà molto da fare prima che i nostri fratelli e le nostre sorelle possano tornare a vivere in pace in una casa sicura – afferma -. Accogliere l’altro richiede un impegno concreto, una catena di aiuti e di benevolenza, un’attenzione vigilante e comprensiva, la gestione responsabile di nuove situazioni complesse che, a volte, si aggiungono ad altri e numerosi problemi già esistenti, nonché delle risorse che sono sempre limitate».

Da qui l’invito ai governanti perché agiscano «nei limiti consentiti dal bene comune rettamente inteso, per permettere quell’inserimento. Essi hanno una precisa responsabilità verso le proprie comunità – sottolinea Papa Francesco -, delle quali devono assicurarne i giusti diritti e lo sviluppo armonico, per non essere come il costruttore stolto che fece male i calcoli e non riuscì a completare la torre che aveva cominciato a edificare». «Quanti fomentano la paura nei confronti dei migranti, magari a fini politici, anziché costruire la pace, seminano violenza, discriminazione razziale e xenofobia, che sono fonte di grande preoccupazione per tutti coloro che hanno a cuore la tutela di ogni essere umano». Il Papa punta il dito su una «retorica, largamente diffusa in molti Paesi di destinazione che enfatizza i rischi per la sicurezza nazionale o l’onere dell’accoglienza dei nuovi arrivati, disprezzando così la dignità umana che si deve riconoscere a tutti, in quanto figli e figlie di Dio».

Citando san Giovanni Paolo II quando parlava di profughi e delle conseguenze di «una interminabile e orrenda sequela di guerre, di conflitti, di genocidi, di “pulizie etniche”», che avevano segnato il XX secolo, Papa Francesco fa notare che nemmeno il XXI secolo «ha finora registrato una vera svolta: i conflitti armati e le altre forme di violenza organizzata continuano a provocare spostamenti di popolazione all’interno dei confini nazionali e oltre». «Tutti gli elementi di cui dispone la comunità internazionale indicano che le migrazioni globali continueranno a segnare il nostro futuro – sottolinea -. Alcuni le considerano una minaccia. Io, invece, vi invito a guardarle con uno sguardo carico di fiducia, come opportunità per costruire un futuro di pace».

Il Papa fa notare che i migranti e rifugiati portano con sé «un carico di coraggio, capacità, energie e aspirazioni, oltre ai tesori delle loro culture native, perciò arricchiscono la vita delle nazioni che li accolgono». Invita dunque ad usare «uno sguardo contemplativo per guidare il discernimento dei responsabili della cosa pubblica, così da spingere le politiche di accoglienza fino al massimo dei “limiti consentiti dal bene comune rettamente inteso”, considerando cioè le esigenze di tutti i membri dell’unica famiglia umana e il bene di ciascuno di essi». Tutto ciò per trasformare «in cantieri di pace le nostre città, spesso divise e polarizzate da conflitti che riguardano proprio la presenza di migranti e rifugiati».

Il 2018 condurrà alla «definizione e all’approvazione da parte delle Nazioni Unite di due patti globali, uno per migrazioni sicure, ordinate e regolari, l’altro riguardo ai rifugiati». Patti che rappresenteranno «un quadro di riferimento per proposte politiche e misure pratiche. Per questo è importante che siano ispirati da compassione, lungimiranza e coraggio, in modo da cogliere ogni occasione per far avanzare la costruzione della pace: solo così il necessario realismo della politica internazionale non diventerà una resa al cinismo e alla globalizzazione dell’indifferenza». Il Papa invita la comunità internazionale al dialogo e al coordinamento, prevedendo la possibilità che «al di fuori dei confini nazionali» anche «Paesi meno ricchi possano accogliere un numero maggiore di rifugiati, o accoglierli meglio, se la cooperazione internazionale assicura loro la disponibilità dei fondi necessari».

A questo proposito ricorda che la Sezione Migranti e Rifugiati del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale «ha suggerito 20 punti di azione quali piste concrete per l’attuazione di questi quattro verbi nelle politiche pubbliche, oltre che nell’atteggiamento e nell’azione delle comunità cristiane», per esprimere «l’interesse della Chiesa cattolica al processo che porterà all’adozione dei suddetti patti globali delle Nazioni Unite».

24 novembre 2017