Pizzaballa (Gerusalemme): «Ci attendono tempi difficili ma non ci spaventiamo»

Il patriarca ha celebrato la solennità dell’Annunciazione, ricordando i recenti attacchi alla comunità cristiana. «Il cristiano non si spaventa delle persecuzioni»

«Secondo l’angelo Gabriele, Gesù sarà un Salvatore, sarà grande e il suo Regno sul mondo non avrà fine». Celebrando a Nazareth la solennità dell’Annunciazione, il 25 marzo, il patriarca latino di Gerusalemme Pierbattista Pizzaballa ha messo l’accento sulle parole di questo messaggero, sulla sua affermazione «importante, carica di speranza», che però «sembra così lontana dalla nostra esperienza. Non ci sembra, cioè, guardando a quanto sta accadendo attorno a noi, che quel Gesù regni su questo nostro mondo, che il mondo sia stato salvato – ha spiegato -. Se poi guardiamo alla nostra realtà di Terra Santa, sembrerebbe proprio che Cristo non solo non regni, ma che sia anzi oggetto di scherno e di rifiuto».

Pizzaballa ha ricordato alcuni attacchi alla comunità cristiana, avvenuti nelle settimane scorse, e alcune proposte di legge che, «anche se sappiamo che non saranno approvate, manifestano comunque un atteggiamento di un palese rifiuto del Regno di Cristo e del cristianesimo». E nonostante l’annuncio dell’angelo Gabriele dell’inizio di un nuovo Regno, aumentano le guerre, così come le divisioni nella politica e nei diversi ambiti della vita. Tutto ciò fa pensare che «il regno di Cristo non abbia davvero fatto breccia nella vita degli uomini». Ma l’Annunciazione, ha ribadito il patriarca, «non racconta una chimera, non è un inganno, ma l’annuncio di vita vera, di una realtà che possiamo ancora oggi sperimentare: è l’annuncio dell’amore di Dio che si fa Carne e che possiamo toccare, che ci raggiunge fino negli abissi più profondi delle nostre solitudini, che solo attende la nostra risposta, libera e attiva. Il “sì” di Maria, dunque, non va letto solo come l’accoglienza del disegno di Dio, ma come una positiva volontà di partecipare alla salvezza del mondo».

Nelle parole di Pizzaballa infatti, «questo mondo noi non vogliamo solo amarlo, noi vogliamo salvarlo. Per il cristiano, amare vuol dire salvare, anche a costo della vita. Il cristiano non si rinchiude in una sorta di devozionismo sofisticato – ha continuato -, non si spaventa delle divisioni, dei rifiuti, delle persecuzioni. La sua fede non viene meno a causa della presenza del male nel mondo. Al contrario, egli è costitutivamente aperto alla vita del mondo, vuole trasformarlo, e diventare costruttore attivo del Regno». Il patriarca non ha dubbi: è questa «la missione della Chiesa di Terra Santa, la Chiesa madre». Di qui l’invito a non perdersi troppo «in analisi della drammatica situazione che stiamo vivendo. Sappiamo che ci attendono tempi difficili, ma non ci spaventiamo – l’esortazione -. Nessuno ci può separare dall’amore di Cristo, nessuno può spegnere il nostro desiderio di cambiare e salvare il mondo, nessuno può rubarci il sogno di un modo diverso di vivere, nessuno può spegnere in noi la certezza della salvezza che ci ha raggiunto e che è più forte di ogni altra realtà contraria».

27 marzo 2023