Pizzaballa: «Contro violenza e disperazione, creare speranza»

Il patriarca di Gerusalemme dei Latini all’inaugurazione dell’anno accademico della sede romana della Cattolica. «Importante trovare canali di comunicazione tra le due parti», ha spiegato, aggiungendo: bisognerà vivere «l’ecumenismo della sofferenza»

«Si può ancora “pensare la pace” oggi, in Terra Santa?». Si può costruire qualcosa dopo il «mare di sangue e fuoco» seguito al 7 ottobre? Secondo il cardinale Pierbattista Pizzaballa non è semplice, ma neanche impossibile. «Bisogna pensare a fasi, non ci saranno soluzioni immediate. È importante ora trovare canali di comunicazione tra le due parti», ha dichiarato il patriarca di Gerusalemme dei Latini ieri, 15 gennaio, durante l’inaugurazione dell’anno accademico della sede romana  dell’Università Cattolica, il cui Policlinico – intitolato a padre Agostino Gemelli – è giunto al traguardo dei 60 anni. «Canali per individuare soluzioni possibili: la liberazione degli ostaggi e il cessate il fuoco, per riportare un minimo di normalità, per quanto si possa parlare di normalità a Gaza», ha aggiunto.

Il porporato, che domenica 14 gennaio ha incontrato Papa Francesco e con lui ha esaminato «possibili strade di dialogo», ha anche sottolineato la necessità di una collaborazione tra le istituzioni religiose per la ricerca della pace. La Chiesa cattolica, secondo Pizzaballa, «può avere un ruolo, ma non deve essere lasciata sola. I cristiani non sono un popolo a parte, vivono la stessa situazione di tutti gli altri, pur essendo una piccola minoranza sia a Gaza che in Cisgiordania – ha aggiunto -. Quello che sta accadendo loro è un po’ la cartina tornasole delle difficoltà che tutta la popolazione sta vivendo».

Sul piano politico, determinante, secondo il porporato, è il ruolo della Giordania, «l’unico Paese stabile anche dal punto di vista politico e umanitario per la popolazione palestinese, in particolare per Gaza. Quando noi dobbiamo far arrivare aiuti umanitari a Gaza – ha sottolineato – il nostro indirizzo è la Casa reale giordana. Abbiamo parlato con re Abd Allah, con il governo, con le varie istituzioni proprio per vedere di mantenere vivi questi canali minimi di comunicazione e anche con quel poco di autorità che è rimasto lì». Quanto al deferimento di Israele alla corte dell’Aja, secondo Pizzaballa «ciascuno tira da una parte e dall’altra, vedremo come andrà».

Nella sua relazione intitolata “La necessità di pensare la pace in Terra Santa”, il patriarca ha comunque parlato di speranza. «Credo che l’antidoto alla violenza e alla disperazione, da qualunque parte venga, sia creare speranza, iniettare speranza, generare speranza, educare alla speranza e alla pace». E bisognerà vivere «l’ecumenismo della sofferenza» e  riallacciare anche il dialogo interreligioso.

Uno sguardo condiviso anche dal rettore della Cattolica Franco Anelli, che ha promesso, non appena sarà possibile, «di progettare e sottoporre nuove iniziative in collaborazione con il Patriarcato e con le realtà cristiane operanti in quei territori». In relazione al Gemelli liquidato spesso come “un privato erogatore di prestazioni sanitarie”, il rettore ha invece sottolineato come nel 2023 siano state svolte attività extra budget, prestazioni non remunerate, per oltre 5 milioni di euro. «Questo è servizio, con spirito di carità, che si manifesta quando non si esita a fornire prestazioni sottocosto, ma indispensabili per la tutela della salute», ha dichiarato, aggiungendo che «se si vuole educare un medico, e si vuole insegnare a essere medico, non si può farlo “per corrispondenza”, con le dispense e le videocassette, e neppure con il metaverso».

Dell’emergenza medici ha invece parlato Antonio Gasbarrini, preside della facoltà di Medicina e chirurgia. «Non è il numero dei medici il problema del nostro Paese, bensì il cammino che i nostri ragazzi vogliono intraprendere dopo la laurea e che andrebbe fortemente indirizzato e incentivato». La carenza di aspiranti per alcune aree, «come la medicina d’urgenza, la rianimazione e le scienze infermieristiche», è stata evidenziata anche dall’intervento del ministro della Salute Orazio Schillaci. Il ministro ha anche sottolineato i dati in crescita dell’Università Cattolica: «Penso ai quasi 6mila iscritti alla facoltà di Medicina e chirurgia e ai 700 nuovi medici che usciranno da qui quest’anno». Inoltre, ha svelato come nei prossimi 7 anni a livello nazionale si stimi «un incremento di 30mila posti per l’ammissione alla facoltà di Medicina». Anche il presidente della Regione Lazio Francesco Rocca ha parlato dell’Università Cattolica e del Policlinico Gemelli come «luoghi di eccellenza».

La cerimonia è stata preceduta dalla Messa presieduta dal vescovo Claudio Giuliodori, assistente ecclesiastico generale della Cattolica. «Per il Gemelli, che festeggia i suoi 60 anni di attività, si vuole dare stabilità a un modello originale e innovativo che ha saputo realizzare un equilibrio complesso, ma certamente virtuoso, tra il pieno e rilevante inserimento nel Servizio sanitario nazionale e una dinamica erogazione di servizi al di fuori di tale sistema, ma importante per garantire la qualità delle prestazione e la sostenibilità del progetto».

16 gennaio 2024