Pizzaballa ai cristiani di Gaza: «Non siete soli»

Conclusa la visita pastorale del patriarca latino di Gerusalemme nella Striscia. «Le ferite della guerra sono ancora aperte ma non perdete la speranza», l’esortazione

Si è conclusa ieri, 17 giugno, la visita pastorale del patriarca latino di Gerusalemme Pierbattista Pizzaballa a Gaza, tra i cristiani dell’unica parrocchia cattolica della Striscia, dedicata alla Sacra Famiglia, guidata da padre Gabriel Romanelli. «Ciò che mi ha colpito molto – ha confidato al Christian Media Center della Custodia di Terra Santa – è stato quando praticamente tutti mi hanno detto che non bisogna solo pensare alle distruzioni materiali ma anche alle conseguenze sulle persone; quando mi hanno detto: siamo esseri umani e non solo numeri di feriti, morti o vivi o sopravvissuti o un budget per progetti di ricostruzioni. Questo mi ha colpito molto».

Nelle parole di Pizzaballa anche la commozione per il popolo di Gaza ferito in seguito all’ultima guerra tra Hamas e Israele. Basti pensare che, secondo l’Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli affari umanitari, più di 52mila palestinesi sono riamasti sfollati, la maggior parte dei quali ora è rifugiato nelle scuole gestite dalla stessa organizzazione internazionale a Gaza. L’obiettivo della visita: trasmettere speranza e fiducia, nonostante l’assedio e l’oppressione. Non solo celebrazioni religiose, dunque, ma anche visite alla famiglie povere ed emarginate, oltre che agli ammalati.

Il patriarca ha ribadito l’impegno della Chiesa a restare vicino ai cristiani locali, sia materialmente che spiritualmente. «La Chiesa sta cercando in ogni modo di garantire opportunità di lavoro ai giovani per far sì che possano costruirsi una vita e un futuro qui», ha confermato padre Romanelli. Anche Sami Al-Yousef, economo del Patriarcato latino, ha ricordato che «il Patriarcato è impegnato dal 2018 in un importante progetto di creazione di posti di lavoro. Tutto è iniziato con un progetto relativamente modesto, circa 10 dipendenti, ed è gradualmente aumentato a 20, 30, 40 e ora abbiamo 65 giovani, in particolare a Gaza, impiegati attraverso un progetto di borse lavoro». Ancora, ha ricordato Pizzaballa, sono state individuate «35 famiglie cristiane bisognose di aiuto che saranno sostenute dal Patriarcato Latino, interamente o parzialmente a seconda delle situazioni. Abbiamo poi voluto dare ulteriori facilitazioni per gli studenti delle nostre scuole, tutti gli studenti non solamente i cristiani ma anche i musulmani. Solidarietà a Gaza è giunta anche dalle zone di Palestina e Israele dove sono stati raccolti oltre 60mila shekel», più di 15mila euro.

«Ai nostri cristiani – l’appello di Pizzaballa – dico innanzitutto: non siete soli! Siamo qui, siamo venuti per questo, per esprimere concretamente la nostra vicinanza. Secondo: non perdere coraggio. Ho notato stanchezza; le ferite della guerra sono ancora aperte, quelle psicologiche soprattutto. Ho notato che molto spesso si usa la parola trauma, cosa che non sentivo prima. Un trauma molto forte. Quindi non perdete coraggio, non perdete la speranza». Raccolto dall’Agenzia Sir il commento di padre Romanelli: «Ci ha lasciato parole di grande speranza, ci ha ha esortato a costruire strade di perdono, di convivenza e di dialogo. Sono questi i sentieri da percorrere per edificare la pace in una terra dove la guerra non può e non deve avere l’ultima parola».

18 giugno 2021