Più di 1 bambino su 2 minacciato da povertà, guerre o discriminazioni

La denuncia di Save the Children nella Giornata mondiale dell’infanzia. Il direttore generale Valerio Neri: «Il mondo non può e non deve più accettare che tutto questo continui ad accadere». Primo killer: la malnutrizione

«Per più della metà dei bambini al mondo, la possibilità di vivere l’infanzia che meritano e alla quale semplicemente hanno diritto continua ad essere solo un lontano miraggio e ogni giorno, sulla loro pelle, devono fare i conti con le conseguenze disastrose dei conflitti,
della povertà o delle discriminazioni». Questa la denuncia che arriva da Save the Children nella Giornata internazionale dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, che si celebra oggi, 20 novembre. Più di 1 miliardo di bambini infatti, stando ai dati dell’organizzazione, vive in contesti flagellati dalla povertà, anche nei Paesi più ricchi; 350 milioni si trovano in aree di conflitto; oltre 575 milioni di bambine e ragazze in contesti caratterizzati da gravi discriminazioni di genere.

Nel mondo, afferma il direttore generale Valerio Neri, «tanti, troppi bambini continuano a morire ogni giorno perché non hanno cibo, acqua o cure mediche. E sono tantissimi quelli che non possono andare a scuola perché vivono in zone di guerra o perché sono costretti ad andare a lavorare, così come milioni di bambine e ragazze diventano adulte troppo presto perché costrette a sposare uomini spesso più grandi di loro. Il mondo – prosegue – non può e non deve più accettare che tutto questo continui ad accadere. I bambini sono prima di tutto bambini e ognuno di loro merita l’opportunità di nascere e crescere sano, di ricevere un’educazione e di sentirsi protetto».

Circa 5,4 milioni, ogni anno, i bambini che muoiono prima di aver compiuto il quinto anno di età a causa di malattie facilmente curabili e prevenibili, di cui quasi la metà perdono la vita per cause legate alla malnutrizione. Le condizioni di vita dei minori, si legge nella nota di Save the Children, sono particolarmente gravi nelle zone fragili o affette dai conflitti, dove attualmente vivono 350 milioni di minori che ogni giorno incontrano ostacoli enormi circa l’accesso al cibo, all’acqua pulita o alle cure mediche. Soltanto in Yemen, a più di tre anni e mezzo dall’escalation delle violenze, più di 5 milioni di bambini stanno soffrendo la carenza di cibo, 1 minore su 2, nel Paese, soffre di malnutrizione cronica e più di 400mila  sotto i 5 anni sono affetti da malnutrizione acuta grave. Anche in Siria più di 13 milioni di persone hanno ancora bisogno di assistenza umanitaria e quasi 2.400 bambini con meno di 5 anni rischiano di morire entro fine anno per cause legate alla malnutrizione.

Fortemente a rischio, nelle zone colpite da guerre e violenze, anche l’accesso all’istruzione: al momento sono 27 milioni i bambini e ragazzi tagliati fuori dall’educazione perché le loro scuole sono state distrutte, danneggiate o occupate o perché i loro genitori reputano per loro troppo pericoloso uscire di casa per  recarsi a scuola. In ogni caso si tratta di contesti in cui i più piccoli perdono irrimediabilmente la loro infanzia anche perché costretti a lavorare per mantenere le famiglie. Lo dimostrano i dati: i bambini che vivono nelle aree di conflitto hanno il 77% in più di probabilità di essere coinvolti nel lavoro minorile rispetto alla media globale.

A minacciare i diritti dei bambini nel mondo però non è solo la guerra, considerato che più di 1 miliardo di minori vive in zone sferzate dalla povertà. Nei Paesi in via di sviluppo, in particolare, 1 bambino su 5 è in povertà estrema ma anche nelle aree economicamente più avanzate i minori sono costretti a fare i conti con le deprivazioni economiche, con circa 30 milioni di bambini e ragazzi in povertà relativa grave anche nei Paesi Ocse. Non fa eccezione l’Italia, dove 1,2 milioni di bambini e adolescenti vivono in condizioni di povertà assoluta, con gravi ripercussioni sul loro futuro.

Quasi 9 su 10 dei piccoli tagliati fuori dalla scuola in tutto il mondo vivono in Paesi a reddito basso o medio-basso e nei Paesi più poveri, informano ancora da Save the Children, non va a scuola 1 minore su 3, contro i meno di 4 su 100 nei contesti più ricchi. Allo stesso modo, nei Paesi meno sviluppati è costretto a lavorare 1 minore su 4: anche questa una negazione dei diritti che riguarda tuttavia anche 2 milioni di bambini e adolescenti nei Paesi ad alto reddito. Un capitolo a parte poi è quello che riguarda le «tante, troppe bambine e ragazze in tutto il mondo, vittime di discriminazioni quotidiane che impediscono loro di costruirsi un futuro». Oltre 575 milioni le bambine e adolescenti che vivono in contesti caratterizzati da gravi di discriminazioni di genere; 12 milioni le spose bambine ogni anno e 7,8 milioni le adolescenti che diventano madri precocemente, con gravi rischi sulla loro salute e su quella dei loro bambini.

20 novembre 2018