Pirandello, “Eterno visionario”
Nel fil di Michele Placido – nelle sale dal 7 novembre – un omaggio all’artista tra luci e ombre, a 90 anni dall’assegnazione del Nobel per la Letteratura, tra grandi successi e fratture d’animo
Il viaggio di Luigi Pirandello verso Stoccolma per ritirare il Premio Nobel per la Letteratura è l’occasione per rievocare alcuni importanti ricordi. È una scelta impegnativa, questa di Michele Placido, che per il suo nuovo film, Eterno visionario, presentato alla recente Festa del Cinema di Roma e in sala dal 7 novembre, affronta la figura del drammaturgo siciliano e la sua vita non facile e controversa.
Punto di partenza è il romanzo “Il gioco delle parti. Vita straordinaria di Luigi Pirandello” scritto da Matteo Collura, anch’egli siciliano. Si trattava, all’interno di una intensa biografia, di evidenziare i momenti più significativi, quelli che rappresentano snodi non eliminabili. Uno di questi è certamente il Premio Nobel assegnatogli nel 1934, ed è proprio questo importante appuntamento a fungere da catalizzatore per ricordi e bilanci.
Va ricordato che in quel momento Pirandello ha 67 anni, età che gli permette di confrontarsi con un bagaglio di memorie certamente importante. Così, in compagnia del suo agente letterario Saul Collin, può rievocare i momenti essenziali del suo lavoro come drammaturgo, i molti copioni portati in scena, l’incontro con Marta Abba, l’attrice che più di ogni altra colpì a fondo il suo sentimento. E poi il rapporto con la moglie Antonietta Portulano, reso oltremodo difficile e delicato dalla fragilità mentale di lei, obbligata a frequenti ricoveri in clinica. Accanto, e quasi in secondo piano, i rapporti conflittuali con i tre figli Stefano, Fausto e Lietta. A queste drammatiche vicende va aggiunto la grande mole di lavori scritti e pubblicati, che l’hanno fatto conoscere nel mondo e, appunto, portato al Nobel.
Placido era dunque atteso da una scommessa di non facile soluzione. Nato ad Ascoli Satriano (Foggia) nel 1946, protagonista a partire dal 1972 in oltre 70 film, ha diretto come regista una decina di titoli. L’eterogeneità di questi ha forse condizionato la sua volontà creativa. Per mantenersi in linea con la solidità dell’ispirazione dell’autore e con il suo sofferto equilibrio, Placido fa notare che questo film per la prima volta dice la verità sulla vicenda umana e artistica di Pirandello: certo un genio della letteratura e del teatro ma anche un uomo che sembra aver cercato nell’infelicità l’impulso più forte per creare i suoi capolavori.
Di conseguenza la regia confeziona un omaggio a Pirandello tra luci e ombre, tra i grandi successi teatrali/letterari e le fratture d’animo in una vita privata fatta di incertezze e interrogativi familiari non risolti. Resta la grande eleganza formale della messa in scena, valorizzata dalla presenza di attori in stato di grazia: in primis Fabrizio Bentivoglio (Pirandello), Valeria Bruni Tedeschi (Antonietta), Federica Luna Vincenti (Marta Abba). Film di qualità, giusto omaggio per i 90 anni dall’assegnazione del Premio Nobel.
13 novembre 2024