Pier Giorgio Frassati, modello di fraternità, anche nella guerra

Nel giorno del compleanno del beato, la Messa presieduta da don Paolo Asolan nella chiesa dei Santi Sergio e Bacco degli Ucraini. La preghiera per i popoli che «non possono vivere nella libertà»

Il beato Pier Giorgio Frassati, nato a Torino il 6 aprile 1901, era adolescente quando scoppiò la prima guerra mondiale. Partecipò alle sofferenze dei soldati inviando loro e alle loro famiglie i suoi risparmi. Oggi, con il mondo attonito davanti alle raccapriccianti immagini provenienti da Bucha, si implora l’intercessione del beato torinese, terziario domenicano, «per la pace per il popolo ucraino invaso e bombardato da una violenza che contraddice il battesimo che a Kiev, nel 988, segnò l’inizio della fede in Gesù dei popoli slavi». Lo ha detto don Paolo Asolan, rettore di Sant’Agata e appartenente alla “Compagnia dei Tipi Loschi”, fondata da Frassati nel 1924, che ieri sera, 6 aprile, nel giorno del compleanno del beato, ha presieduto la liturgia nella chiesa dei Santi Sergio e Bacco degli Ucraini, sede dell’esarcato apostolico per i fedeli cattolici ucraini di rito bizantino residenti in Italia. «Ciò che rende ancor più dolorosa questa guerra – ha aggiunto – è proprio il comune battesimo che dovrebbe ispirare e cementare rapporti di fraternità e non di odio omicida».

La celebrazione è stata organizzata dall’Associazione Pier Giorgio Frassati, presieduta dalla nipote del beato, Wanda Gawronska. Il dramma del popolo ucraino in fuga dai bombardamenti, dalla morte e dalla sopraffazione, è simile a quello che Frassati sperimentò durante la grande guerra. Anche se era solo un ragazzo «aveva ben compreso il dramma del conflitto – ha detto don Asolan -. Diceva che anche nella devastazione della guerra si poteva costruire la fraternità. Con la sua vita segnata dal servizio a tutto campo e dalle relazioni multiformi ci ha mostrato che è possibile vivere la verità nell’amore, nei rapporti».

Il beato Frassati è stato un esempio di vita vissuta nella libertà dei figli di Dio, un’esistenza totalmente dedicata alla Verità da «sostenere in una lotta continua» altrimenti, diceva, «non è vivere ma vivacchiare». A tal proposito don Paolo ha esortato a pregare «per l’Ucraina, per la Russia e per tutti quei popoli che non possono oggi vivere nella libertà e nella Verità» e anche «perché i giovani d’Europa non credano che la verità sia nell’odio e nella prevaricazione, sentimenti che invece negano la libertà, e non credano in una vita “vivacchiata” perché hanno rinunciato a conoscere e ad amare la Verità che brilla sul volto di Cristo». Pier Giorgio ha esercitato la sua vocazione di laico cristiano anche in ambito politico, ha ricordato infine don Paolo, «tessendo con giovani europei relazioni di condivisione culturale e spirituale per contribuire a edificare una pace cristiana concreta».

Frassati era membro della Fuci, Federazione universitaria cattolica Italiana, e dell’Azione cattolica. In rappresentanza di quest’ultima hanno partecipato alla liturgia il presidente diocesano Marco Di Tommasi, la vicepresidente dell’Ac adulti Nunzia Mattiello e l’assistente diocesano dell’Ac di Roma don Eugenio Bruno, concelebrante insieme a don Ante Vrhovac, padre Andrea David e don Armando Sannino.

7 aprile 2022