Piantato un ulivo nel cimitero cristiano profanato in Israele
L’iniziativa nata da un gruppo di ebrei che fa riferimento all’organizzazione “Tag meir” (“Cartellino della luce”), contro ogni razzismo
L’iniziativa nata da un gruppo di ebrei che fa riferimento all’organizzazione “Tag meir” (“Cartellino della luce”), contro ogni forma di razzismo
Un ulivo, piantato simbolicamente nei pressi dell’entrata del monastero salesiano di Beit Gemal, situato nei pressi della città israeliana di Beit Shemesh, a ovest di Gerusalemme. Lo stesso il cui cimitero era stato devastato, intorno alla metà di dicembre, da sconosciuti che avevano distrutto le croci in legno e il cemento di alcune tombe. La notizia arriva dall’agenzia salesiana Ans: venerdì 22 gennaio un gruppo di ebrei ha fatto visita alla comunità religiosa per esprimere solidarietà, e dopo aver visitato il cimitero, attualmente in restauro, ha piantato l’ulivo vicino all’entrata del monastero.
Una visita organizzata dal gruppo “Tag meir” (“Cartellino della luce”), nato nel 2011 per contrastare ogni forma di razzismo in ISraele, in collaborazione con altre organizzazioni accomunate dallo stesso scopo. Molti i riferimenti alle parole pronunciate da Francesco nella Sinagoga di Roma, il 17 gennaio, e al rapporto di «fratellanza» tra cristiani ed ebrei.
Beit Gemal, conferma il consigliere per la regione salesiana del Medio Oriente don Stefano Martoglio, è un «importante ministero di dialogo ebreo/cristiano, un prezioso spazio di riflessione per la Terra Santa. È un luogo in cui si coltiva la memoria dei santi, nella tomba di santo Stefano, e la Parola di Dio. Una testimonianza di pace e di convivenza importante per una terra ricca di tanti fermenti e divisioni».
26 gennaio 2016